La Campania sarà la prima regione italiana insieme a Lazio, Lombardia e Piemonte a sperimentare i servizi del programma di supporto domiciliare per i malati di Parkinson lanciato da Domedica, un’azienda leader nel settore dell’ Integrated Helath Care.
Il programma in questione sarà finalizzato a garantire ai pazienti delle cliniche il supporto necessario per gestire questa patologia così delicata in ogni fase, dalla terapia alla deospedalizzazione. A beneficiare di questo programma sarà la Clinica Neurologica del Policlinico Universitario Federico II di Napoli, che potrà garantire ai pazienti affetti dal morbo di Parkinson un supporto continuativo presso il loro domicilio. Un modo per consentire ai pazienti malati di Parkinson di vivere con più serenità presso la propria abitazione, grazie al supporto continuativo specialistico di personale infermieristico altamente specializzato e formato appositamente per gestire nel miglior modo possibile la malattia.
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un disturbo progressivo e cronico che colpisce in Italia circa 230mila persone, con una maggiore incidenza a partire dai 60 anni; la popolazione maschile risulta essere più colpita di quella femminile. I progressi nel fronteggiare questa malattia avvengono a piccoli passi; l’approccio più utilizzato è quello farmacologico, seguito da metodiche chirurgiche. Sono allo studio, soprattutto all’estero, anche terapie alternative come l’utilizzo della cannabis e dei suoi derivati, sfruttando soprattutto le peculiarità dei semi di CBD, uno dei principi attivi maggiormente presenti nella cannabis stessa.
‘Confine’, questo il nome del programma che vedrà la Campania come regione pilota, è finalizzato ad ottenere risultati su più fronti: oltre a consentire ai malati una maggiore serenità nel vivere la propria patologia, si andrebbe al contempo ad aumentare la capacità assistenziale dei centri clinici, che potrebbero seguire i propri pazienti a domicilio tramite personale formato e specializzato. Un duplice obiettivo che, qualora dovesse andare a buon fine, rappresenterebbe un passo avanti nella gestione di questa patologia che ad oggi fa ancora tanta paura.