Don Vitaliano della Sala, parroco nella Chiesa di Capocastello a Mercogliano, in provincia di Avellino, ha fatto il presepe in chiesa. Niente di eccezionale direte voi, è un prete ed è un dovere ricordare la nascita del Bambin Gesù. Invece qualcosa di eccezionale c’è perché Don Vitaliano ha fatto un presepe drammatico, strappalacrime, che mette dinnanzi a se stessi l’Occidente stesso: non c’è la grotta, niente buoi o asinelli.
Il Gesù della chiesa di Capocastello nasce su un gommone. Quello che spesso usano i migranti per scappare da fame e guerre per venire in Europa a sperare. Quei gommoni dove nascono e muoiono bambini, dove i bambini restano orfani e vedono morire davanti ai propri occhi le mamme e i padri, gli zii e i fratelli. Ai piedi del gommone, la foto simbolo del 2015: il corpo del bambino siriano senza vita portato a riva.
Il perché di questa scelta li ha scritti proprio Don Vitaliano sul proprio blog: “Accoglieremo tutte le sorelle e tutti i fratelli “clandestini” che vorranno farci dono della loro presenza e attraverso loro accoglieremo Dio stesso che ci fa il dono della sua visita: è giunta l’ora di rivendicare il nostro diritto ad essere antirazzisti, uscendo allo scoperto con la stella di Davide cucita sulla giacca pur senza essere ebrei, dichiarandoci idealmente siriani o afghani pur essendo nati in Italia e tutto questo semplicemente perché siamo esseri umani e cristiani”.
Secondo il parroco noglobal “è giunta l’ora di rivendicare il nostro diritto ad essere antirazzisti, uscendo allo scoperto con la stella di Davide cucita sulla giacca pur senza essere ebrei, dichiarandoci idealmente siriani o afghani pur essendo nati in Italia e tutto questo semplicemente perché siamo esseri umani e cristiani”.