Bande organizzate sul territorio che terrorizzano i cittadini con raid ed estorsioni, oppure gestendo lo spaccio di droga. In alto però, a muovere i fili dell’interno panorama criminale cittadino, restano i due blocchi storici della camorra. La conferma arriva pure durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
A fornire una lucida e attuale analisi sulla situazione criminale nel distretto è il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Luigi Riello. “Oggi la camorra è cambiata, che gioca in priima persona nell’imprenditoria ae nella politica, oltre a sparare e versare sangue. L’intero territorio di Napoli è sotto il giogo di due blocchi: l’Alleanza di Secondigliano (clan Contini, Mallardo, Licciardi) e il clan Mazzarella. Sono grato al procuratore Melillo e a tutti i pubblici ministeri, alle forze dell’ordine che lavorano nell’azione di contrasto a questi fenomeni. L’assalto alla diligenza dei fondi del Pnrr. Già avevamo rilevato in quest’anno cessioni di aziende, fallimenti ed altri segnali che lasciano prevedere questo assalto, e non dobbiamo ripetere gli errori commessi dopo il terremoto, quando la camorra si è trasformata in camorra imprenditrice. Serve pertanto una cabina di regìa comune su base distrettuale per fronteggiare questo problema”.
I vertici della giustizia napoletano hanno fotografato poi il quadro generale che resta preoccupante: aumentano i reati, anche quelli più gravi come gli omicidi, le associazioni per delinquere di stampo mafioso, le frodi informatiche, le violenze sessuali, e cresce il numero dei procedimenti. E con la pandemia si sono aperti nuovi scenari per la camorra “che potrà trovare impulso il riciclaggio e il reinvestimento di denaro nel mercato delle imprese turistiche, della ristorazione e dell’abbigliamento, colpite da difficoltà connesse alla carenza di liquidità dovuta alle prolungate chiusure intervenute nel corso del 2020 e del 2021, che possono essere da un lato oggetto di richieste estorsive e dall’altro destinatarie di prestiti usurari da parte della criminalità organizzata”. Ha detto invece Giuseppe De Carolis, presidente della Corte d’Appello di Napoli.
Poi ha aggiunto: “Inoltre è stato rilevato un notevole interesse da parte della criminalità organizzata per la produzione, distribuzione e commercio di dispositivi di protezione individuale, in particolare di mascherine chirurgiche e non, anche con vendite di grossi quantitativi ad enti locali e ospedalieri. Infatti, è stato riscontrato che l’ambito della commercializzazione di mascherine protettive garantisce sia spunti per il riciclaggio che per nuove forme di guadagno. Ingente resta anche la distribuzione dei Dpi contraffatti, o perchè recanti marchi non autorizzati o perchè non a norma con le indicazioni sanitarie relative ai parametri di filtraggio o perchè privi di marchio C, che nella realtà napoletana – ha concluso De Carolis – ha visto rilevanti sequestri soprattutto ad opera della Guardia di Finanza”.