E’ iniziata l’invasione in Ucraina da parte della Russia. Il Donbass gioca un ruolo particolarmente importante in questo conflitto: cuscinetto strategico, centro industriale ed economico, enclave filorussa. Vediamo cosa è successo e perchè Putin è intervenuto.
Donbass: cosa è successo
Il Donbass è incastonato tra Ucraina, Russia e Mar d’Azov (praticamente il Mar Nero): la regione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk rappresenta un cuscinetto strategico, il piedistallo su cui poggia il progetto di Putin di una Russia unita in opposizione alla progressiva espansione occidentale verso Est.
Una zona in cui predomina la tradizione russa: lingua, moneta, religione sono alcuni degli aspetti qui presenti che si rifanno a quelli riconosciuti ufficialmente da Mosca. Su oltre cinque milioni di abitanti ucraini, 770mila hanno passaporto russo: la popolazione è quasi totalmente russofona e russofila, usa il rublo e ospita una Chiesa ortodossa fedele alla Russia e separata da quella ucraina.
Una regione anche geograficamente lontana da Kiev, distante 700 chilometri. Il Donbass è però anche una ricca zona carbonifera, grazie al bacino minerario del Don, il grande fiume che divide la Russia dall’Ucraina.
E’ al centro di un braccio di ferro internazionale da sempre: una contesa che è iniziata nel 2014, ma che ha radici più profonde. Di fatto, nel Donbass non esisteva un movimento che chiedesse l’annessione alla Russia, ma le difficoltà economiche, sempre più gravi dal 1991 in poi, hanno spinto molti a guardare con sempre maggiore ottimismo a un controllo da parte di Mosca.
Anche se sulla carta le due regioni di Donetsk e Lugansk sono gestite da leader ucraini, la Russia ha un forte potere su di esse, esercitando un grande controllo, manifestatosi anche attraverso la possibilità per coloro che vivono nella zona interessata a richiedere la cittadinanza russa, abbandonando quella ucraina e potendo così votare alle elezioni russe.
L’eccezione di Mariupol
Nel contesto del Donbass, e nelle idee di riannettere il territorio alla Russia, va segnalata la questione di Mariupol, unica città a fare eccezione.
Posta sul mare di Azov, nel Donbass meridionale, è in una posizione geografica che fa gola a tutti, diventando ormai di fatto il punto di transito obbligato dei russi per la Crimea e le repubbliche amiche. La penisola di Crimea è a 300 chilometri, la città russa di Rostov a soli 70 e a 100 l’area critica del Donbass dove hanno sede i comandi militari della “resistenza“ a Kiev.
Donbass: perchè è importante per Putin
La strategia di Putin, culminata con il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, è però passata dal piano politico-economico a quello militare, con la mobilitazione di truppe nel territorio. Il leader russo ha motivato la sua azione, giustificandola come un modo per “assicurare la pace”. Nei fatti, tuttavia, ha infranto il tabù della violazione della sovranità nazionale e lanciato una sfida chiara all’Occidente, guidato da Stati Uniti ed Europa.
Il vero motivo per cui Putin sia così interessato al Donbass, al di là della paura di insediamenti della Nato a pochi passi dal territorio russo, è secondo alcuni quello di “disfare gli accordi post guerra fredda che hanno umiliato la Russia” e “ridisegnare la mappa della sicurezza dell’Europa”.
Il timore dell’Occidente è che Putin non si accontenti del Donbass e nemmeno di Mariupol, ma voglia tutta l’Ucraina. Il 24 febbraio 2022, il Presidente della Russia ha ufficialmente iniziato l’invasione.