Il presidente Putin ha dato ordini precisi al suo ministro della difesa Sergey Kuzhugetovich Shoigu: ”Stato di allerta speciale delle forze nucleari della Russia”, in risposta alle “dichiarazioni aggressive” sulla guerra ucraina da parte dei leader della Nato. “Chiunque consideri di interferire dall’esterno – se lo farà, affronterà conseguenze più grandi di qualsiasi altra cosa che abbia affrontato nella storia”.
Parole forti, agghiaccianti, che hanno creato un ulteriore clima di paura come non succedeva dai tempi della Guerra Fredda. Secondo gli analisti internazionali basterebbero 100 missili nucleari a distruggere il pianeta. Eppure la minaccia di Putin è stata presa sul serio anche dagli Stati Uniti, sebbene Biden abbia deciso di non rispondere alla messa in stato di allerta del sistema nucleare da parte della Russia per non innalzare ancora di più la tensione internazionale.
Guerra nucleare, la “conta” degli armamenti
La Casa Bianca ha deciso così di abbassare i toni. Ma ciò non significa che l’Occidente non sia in grado di replicare alla minaccia. Infatti, se volessimo considerare i numeri dei rispettivi armamenti nucleari, tra Russia e Occidente si giungerebbe a uno stato di sostanziale equivalenza. La Russia, attualmente, conta su 6.255 testate nucleari contro le 5.550 degli Usa. Se si aggiungono le 290 francesi e le 225 britanniche il livello è quasi identico. Anche la Cina, India, Pakistan e Corea del Nord hanno a disposizione armamenti nucleari.
Il trattato New Start consente ad entrambe le nazioni di schierare 1.550 testate nucleari sui missili balistici intercontinentali nei silos o sui sottomarini. Invece le bombe destinate agli aerei, o quelle tattiche per i razzi a corto raggio, vanno montate. Al momento il Pentagono non alza il livello di allerta, per non cadere nella trappola dell’escalation di Putin, ma potrebbe farlo rapidamente se notasse movimenti nell’arsenale russo.
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