L’infanzia di Putin: il leader del Cremlino era bullizzato da piccolo

Non è stata un’infanzia facile quella di Vladimir Putin. Il nuovo zar della Russia, il leader del Cremlino, l’uomo che sta precipitando l’Europa a un passo dalla terza guerra mondiale, era un bambino gracile e indifeso.

L’infanzia di Putin: l’episodio del topo

In una delle sue tante interviste, ricorda sempre quando, cresciuto in una Kommunalka, una delle abitazioni simbolo del periodo sovietico a Leningrado, fu aggredito da un topo. L’animale era in un angolo, pronto per essere catturato. Il ratto però riuscì a sfuggire saltandogli addosso. Da quel curioso episodio, in cui il più piccolo dei due sfidanti ha avuto la meglio sul più grande, ha tratto una lezione fondamentale racchiusa in una frase: «Colpire per primo, colpire forte». Un mantra che Vladimir Putin ripete ancora oggi, nei giorni in cui ha deciso di invadere l’Ucraina e di metterla a ferro e fuoco.

Era bullizzato

Nessuno si sognerebbe di dirlo, adesso che il leader del Cremlino fa tremare generali e ministri con una semplice occhiata. Eppure da piccolo era bullizzato per via del suo fisico gracile e la sua statura non particolarmente elevata. Nel suo quartiere veniva preso di mira dai ragazzi più grandi. In alcune circostanze le avrebbe persino prese. Eppure ha sempre cercato di difendersi. La voglia di rispondere alle minacce e alle violenze dei bulli lo spinse a iscriversi a un corso di Judo fin quando non divenne cintura nera. “La bravura nel judo – ha rivelato in un’intervista televisiva – è riuscire a far cadere il tuo avversario sfruttando il suo stesso peso”.

Il giovane Vladimir non si fermò a questo: a 16 anni il suo desiderio di rivalsa lo spinse a bussare alle porte del KGB, l’agenzia dei servizi segreti russi. Venne però respinto perché non aveva titoli a sufficienza, così decise di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Dopo la laurea a San Pietroburgo, provò di nuovo a entrare nei servizi segreti. CI riuscì nel 1985. Fu mandato in missione in Germania, a Dresda, per raccogliere informazioni sui dissidenti.

L’umiliazione in Germania

Nel 1989 fu circondato da una folla inferocita a poche settimane dalla caduta del muro di Berlino. Chiese aiuto alla guarnigione sovietica di Postdam senza ottenere risposta. Un’umiliazione che negli anni seguenti lo spinse a considerare la fine dell’Unione Sovietica una delle più grandi “sciagure della Storia” e a intraprendere quell’ascesa politica che lo portò nel 1999 al potere al posto di Eltsin.

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