Napoli, spaccio nel carcere di Secondigliano: cinque donne con il Reddito di Cittadinanza

Sono state denunciate, a piede libero, cinque donne per aver indebitamente percepito il reddito di cittadinanza. Tutte legate agli esponenti che avevano messo in piedi lo spaccio di droga all’interno del carcere di Secondigliano.

Napoli, spaccio nel carcere di Secondigliano: cinque donne con il Reddito di Cittadinanza

Lunedì mattina i Carabinieri del Nucleo Investigaitivo di Napoli, nel corso di un blitz hanno portato all’arresto di oltre venti persone. Tra queste, figurano quattro agenti penitenziari di cui, secondo le accuse, gli altri si servivano per far entrare la droga nell’istituto di pena.

Nel mirino dei militari sono finiti i nuclei familiari degli indagati, alcuni dei quali potrebbero avere avuto un ruolo di rilievo nel sistema smantellato dai militari. Gli uomini dell’Arma hanno scoperto che cinque donne avevano presentato domanda per il sussidio omettendo lo stato di detenzione dei loro congiunti.

In questo modo avrebbero indebitamente incassato circa 33.000 euro. Si tratta di alcune familiari di esponenti di primo piano dell’organizzazione criminale nata nella casa circondariale. Una di loro, ad esempio, è imparentata con Eugenio D’Atri, considerato esponente di spicco della criminalità vesuviana e uno dei principali trafficanti di droga dell’intero hinterland partenopeo.

Un’altra donna, invece, sarebbe parente di Raffaele Valda, ras di Barra e protagonista di una sanguinosa scissione del clan Cuccaro-Aprea. Altre due indagate, invece, sono legate a Salvatore Basile e Raffaele Riccio. Il primo indicato come esponente di rilievo delle cosche che operano nel rione Traiano, il secondo, invece, è considerato affiliato alla cosiddetta “paranza dei bambini”, un’organizzazione criminale fondata dal defunto Emanuele Sibillo e da suo fratello Pasquale. La quinta indagata, invece, è una familiare di Giuseppe Mazziotti, indicato come uomo del clan Vigilia di Soccavo.

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