Cassino, figlie abusate durante “riposino” pomeridiano: condannato pastore evangelico

Ha abusato delle tre figlie per anni. E’ stato condannato a sei anni di carcere dal Tribunale di Cassino un pastore evangelico di 51 anni, estradato dalla Scozia, doveva aveva cercato rifugio per sfuggire alla giustizia.

Abusa delle figliolette sin da quando hanno 6 anni, condannato al carcere pastore evangelico

A indagare sulla vicenda la Polizia di Stato di Cassino dopo la denuncia sporta da una delle figlie che, raggiunta la maggiore età, ha avuto la forza e il coraggio di spezzare la catena degli orrori di cui era vittima. Da lì l’inchiesta aperte dalla Procura e il processo. Al termine della requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto 8 anni di carcere, mentre il giudice ha deciso per 6 riconoscendo che la violenza è avvenuta soltanto su due delle figlie e non tutte e tre.

Abusi durante il “riposino” pomeridiano

Le violenze avvenivano tra le mura domestiche con cadenza quasi giornaliera e con la silenziosa complicità della mamma delle bimbe. La donna era succube del marito e non ha mai manifestato la volontà di denunciarlo o contrastare gli abusi che si consumavano in casa. Come emerge dall’ordinanza del Gup, l’uomo, forte del clima di omertà che c’era in casa, approfittava delle bimbe durante “il riposino pomeridiano”; le invitava a dormire con lui e, in assenza della consorte, le spogliava e ne abusava a turno. L’orco aveva anche posizionato due telecamere in casa e nel bagno per osservare le figlie mentre si facevano la doccia o espletavano le loro funzioni fisiologiche. Non contento, le insultava fin da bambine e le picchiava con calci e pugni se veniva contrariato.

La moglie sapeva: “Non volevo rovinare il matrimonio”

A lasciare sgomenti anche il ruolo della moglie la quale, pur essendo a conoscenza degli abusi, non ha mai contrastato le volontà del marito. In un colloquio carpito e citato dal gip, ha affermato: “Pensavo fosse una cosa limitata, mettetevi nei miei panni: voglio bene a mia figlia, però voglio pure non rovinare mio marito e il matrimonio“. “Emerge dagli atti – scrive il gip del Tribunale di Cassino – la piena inconsapevolezza da parte dell’indagato della gravità delle condotte poste in essere.. Le modalità “esecutive e le circostanze dei fatti-reato – prosegue il magistrato – sono indicativi di una negativa personalità dell’indagato, del tutto privo di autocontrollo e freni inibitori in ordine ai suoi impulsi sessuali e aggressivi”.

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