Area Pip: si teme uno sperpero di fondi pubblici

Dopo i dubbi sollevati da parte dell’opposizione allo scorso consiglio comunale in merito alla costruzione di un’arteria che collegherebbe la dimenticata area PIP alla zona urbanizzata del paese, l’intervista rilasciata in radio dal Sindaco Ludovico De Luca non lascia alcun dubbio: “l’amministrazione intende far rientrare area PIP e arteria in allegato all’interno del progetto di riqualificazione periferica indetto dalla Regione Campania e in scadenza il prossimo 15 gennaio. Vogliamo rilanciare un’area costruita tempo fa, già munita di rete fognaria e mai più utilizzata. L’obiettivo è dare sollievo all’economia e all’occupazione”.
Ma quali sono le origini dell’area PIP? Perché fu costruita e perché è stata immediatamente dismessa?

Il piano insediamento produttivo, corollario del Piano urbano comunale approvato ai tempi di Schiano, avrebbe dovuto fungere da area di sviluppo di attività produttive e artigianali legate al settore primario. Furono installati gli impianti fognari, l’illuminazione urbana e parte del manto stradale, per circa 2-3-km, fu asfaltato. Furono, inoltre, costruiti, accanto alla pericolante masseria del Cardinale, i campi da tennis, mai inaugurati. Il tutto con fondi pubblici. E’ bastato il cambio di guardia dietro gli scranni di piazza del popolo a gettare nel dimenticatoio l’area. Un pastore intento a lasciar pascolare il suo gregge si mostra indignato: “quest’area oggi viene utilizzata come sversatoio di rifiuti indifferenziati, che trovano smaltimento solo con l’appicco dei roghi tossici; i campi da tennis? all’interno ci vivono i rom, che contribuiscono a rendere insalubre un territorio già mortificato. si è trattato di uno sperpero di denaro pubblico imperdonabile”.

L’attuale amministrazione sembra nuovamente essere interessata a mettere le mani su un’area dismessa e degradata. Se l’opposizione ritiene “inutile” la riqualificazione dell’area, rumors affermerebbero che i terreni in quel luogo, oggi coltivabili, potrebbero tra qualche anno essere convertiti in terreni edificabili, lasciando spazio non di certo alle imprese e agli investitori del primo settore, quanto, piuttosto, a coloro legati al settore edìle interessati alla costruzione di parchi, ville e abitazioni private.

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