Apparirà oggi in Gazzetta Ufficiale il testo definitivo del Decreto Aiuti varato dal Governo Draghi. Si tratta del provvedimento che introduce una serie di misure anti-inflazione, tra cui il bonus da 200 euro erogato a favore di pensionati, dipendenti, autonomi, disoccupati, stagionali e percettori di reddito di cittadinanza. Unico requisito: avere un reddito non superiore ai 35mila euro lordi l’anno. Sarà però un decreto attuativo ministeriale a stabilire i dettagli della misura.
Bonus 200 euro, partite Iva a secco: i loro soldi ai percettori di reddito
Era il 2 maggio quando Mario Draghi, subito dopo il via libera del provvedimento dal Consiglio dei Ministri, aveva indicato una misura da 200 euro una tantum per dipendenti, autonomi e pensionati. Un piccolo sostegno economico per fronteggiare le conseguenze economiche determinate dall’inflazione “da guerra”. Restano escluse alcune categorie, tra cui i percettori del reddito di cittadinanza. A quel punto insorgono i deputati del M5S. Le loro rimostranze funzionano e nel successivo CdM del 5 maggio, la platea viene estesa anche ai beneficiari del RdC, agli stagionali e ai domestici.
Incidente risolto? Non proprio. Le risorse a disposizione per finanziare il bonus da 200 euro, infatti, restano le stesse. Per far quadrare i conti, sono state semplicemente redistribuite in maniera diversa. A pagarne le conseguenze dovrebbero essere – secondo quanto rivelato in un articolo dalla giornalista Francesca Vernesi – proprio le partite IVA. Per una categoria già piegata da due anni di crisi non esisterà infatti nessun automatismo. Sarà il decreto ministeriale attuativo a stabilire i tetti reddituali massimi al di solo dei quali poter accedere alla misura. Tra le ipotesi, è che la soglia possa scendere addirittura fino a 10mila euro lordi l’anno. Chi percepisce di più di quella somma, non avrà diritto alla misura.
400 milioni per le partite IVA
Colpa di una coperta troppo corta. Mentre infatti ai dipendenti e ai pensionati andranno 5 miliardi di euro, ai percettori seicento milioni. Briciole per i lavoratori autonomi, a cui saranno destinati soltanto 400 milioni. Pur rappresentando l’11 % dei contribuenti italiani, le partite Iva ottengono dunque soltanto il 6 % della torta assegnata dal Governo Draghi per sostenere i lavoratori colpiti dalla crisi. “L’ampliamento della platea originaria dei beneficiari – sottolinea Confcommercio – rischia così di essere realizzo penalizzando il lavoro autonomo ed è questa un’impostazione che non può essere accettata. Proprio il mondo del lavoro indipendente è stato particolarmente colpito dall’impatto economico e sociale della pandemia. Chiediamo dunque al Governo e al Parlamento di intervenire tempestivamente per correggere un errore grave”.