Cosimo di Lauro, la storia del boss che voleva prendersi Napoli

The Designer Don, o’ Chiatto o anche detto Principe reggente. Sono soli alcuni degli appellativi attribuiti a Cosimo Di Lauro, primogenito di Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo o milionario”, negli anni della sua reggenza. Il boss è morto oggi, 13 giugno, all’età di 49 anni per cause ancora ignote. Era detenuto presso il carcere Opera di Milano, dove stava scontando l’ergastolo per alcuni omicidi commessi durante la prima faida di Scampia.

La reggenza di Cosimo: scatenò la scissione contro il clan

Anni duemila. Durante la latitanza del padre, Cosimo prese il controllo della cosca criminale, facendo uccidere o spodestando gli affiliati più anziani e sostituendoli con uomini di sua fiducia. Infastiditi dalle nuove regole imposte da F1 – così soprannominato dal padre -, alcuni ex sodali, su iniziativa di Raffaele Amato, diedero vita a una rivolta contro il figlio di Ciruzzo o’ milionario. Fu la scintilla della faida tra Di Lauro e gli “Scissionisti” (detti anche “Spagnoli”).

Questa contrapposizione nata dall’insurrezione dei membri più anziani del clan Di Lauro diede origine a una serie di omicidi che attraversò i primi anni duemila, in particolare interessò il periodo che va dal 2003 al 2008. Gli Scissionisti guidati dai clan Amato e Pagano iniziarono la guerra ordinando l’uccisione di due fedelissimi di F1, Fulvio Montanino, suo delfino, e Claudio Salerno il 28 ottobre 2004. 

Tre giorni dopo il loro funerale, la polizia arrestò due uomini armati di mitra che stavano progettando una risposta all’agguato subito dai Di Lauro. La conseguente guerra tra clan, nota come faida di Scampia, provocò oltre 70 vittime tra gli affiliati della cosca criminale e i loro avversari, tra cui familiari più o meno prossimi e diverse vittime innocenti.

L’arresto

L’arresto di Cosimo Di Lauro avvenne a fine gennaio del 2005, nel quartiere denominato “terzo mondo” di Secondigliano, fortino della famiglia Di Lauro. Il suo arresto resta tra gli avvenimenti più significativi della storia della cronaca nera italiana, non soltanto perché le forze dell’ordine catturarono uno dei boss più potenti in quel momento; ma perché ebbe qualcosa di “scenico”.

Il camorrista fu infatti immortalato con un impermeabile nero come Brandon Lee nel film Il Corvo, i capelli lunghi sistemati dal gel e lo sguardo rivolto alle telecamere, quasi in segno di sfida. Fino ad allora nessuno, neanche suo padre, aveva mai sollevato il capo dinanzi ai presenti. Gli abitanti del quartiere che assistettero al suo arresto si rivoltarono contro le forze dell’ordine lanciando oggetti dai balconi per evitare che F1 finisse in carcere.

Nel febbraio 2008, è stato condannato a 15 anni di carcere per associazione camorristica. Il 13 dicembre 2008 è stato nuovamente condannato all’ergastolo per aver ordinato l’omicidio di Gelsomina Verde, l’ex fidanzata di un camorrista rivale Scissionisti, Gennaro Notturno, il 21 novembre 2004.

Gomorra

La figura di Cosimo Di Lauro ha ispirato il personaggio di Genny Savastano, figlio di Pietro Savastano, nato dall’ingegno dello scrittore napoletano Roberto Saviano che nel romanzo “Gomorra”, poi divenuta celebre serie televisiva, racconta la struttura del “Sistema” e la prima faida di Scampia.

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