Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: 105 poliziotti e funzionari rinviati a giudizio

Rinviati a giudizio i 105 imputati nell’inchiesta sulle violenze ai danni de detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La decisione del giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere riguarda poliziotti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e dell’azienda sanitaria locale.

Le accuse per i 105 imputati sono, a vario titolo, di tortura, omicidio colposo e altro.

Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: rinviati a giudizio

Le violenze avvennero nel carcere casertano il 6 aprile 2020 anche se furono rese note alcuni mesi dopo grazie a un’inchiesta giornalistica. Il 25 ottobre prossimo si terrà il processo con rito abbreviato per due imputati che ne hanno fatto richiesta, tra cui il commissario capo della polizia penitenziaria Anna Rita Costanzo, ritenuta tra gli organizzatori delle violenze.

Tra le accuse contestate a quasi metà degli agenti c’è quella di tortura, e invece di omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine, addebitato a 12 imputati. Uno degli imputati, su richiesta della Procura, accolta dal gup, è stato prosciolto: si tratta dell’agente 50enne della Penitenziaria Luigi Macari.

Il giorno della mattanza nell’istituto penitenziario della provincia di Caserta alcuni detenuti misero in atto una protesta contro le misure anti-Covid appena introdotte, dal momento che l’Italia – e il mondo intero – si trovava nella battute iniziali della pandemia di Coronavirus. Come rappresaglia alla protesta, alcuni agenti della Penitenziaria misero in atto invece una violenta repressione, fatta di botte, aggressioni e torture contro i detenuti. Il 4 maggio successivo, il detenuto Lamine Hakimi, anche lui vittima delle violenza, morì poi nella sua cella, dove era stato posto in isolamento proprio successivamente alle botte ricevute.

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