Panico nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: scoppia rissa tra 40 detenuti

Panico nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: una maxi rissa è scoppiata tra 40 detenuti al termine dell’ora d’aria. I carcerati si sarebbero fronteggiati a colpi di piedi di tavolini.

La segnalazione arriva dal sindacalista del Sappe, Emilio Fattorello che denuncia “aggressioni tra i detenuti e contro il personale di polizia, risse, devastazioni ed altro: sono continue le denunce. L’ultima ieri, verso le 18, dopo l’ora d’aria tra i reclusi della IV sezione del reparto Nilo, che ha coinvolto quasi la totalità dei ristretti (circa 40), che si sono serviti di oggetti contundenti come i piedi dei tavolini per scontrarsi. Diversi sono stati i feriti medicati nell’infermeria dell’Istituto. Il Personale della Polizia Penitenziaria, ridotto come sempre nell’organico, è riuscito a tenere la situazione sotto controllo evitando il peggio e mettere in sicurezza la Sezione con la chiusura dei violenti detenuti nelle rispettive celle”.

Rissa al carcere di Santa Maria Capua Vetere

Il Sappe ribadisce la necessità di assegnare presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere detenuti non problematici e di porre in partenza i detenuti resisi responsabili di atti violenti, per evitare continue criticità in un Penitenziario complesso e dai deboli equilibri, come ormai è noto a tutti gli addetti ai lavori, dalla difficile gestione quale quello in riferimento. Fattorello esprime, ancora una vota, “il proprio compiacimento ai colleghi tutti che operano a Santa Maria tra mille difficoltà”

“Ogni giorno registriamo nelle carceri violenze inaccettabile verso chi rappresenta lo Stato: e questo è inaccettabile! Basta”, aggiunge il Segretario generale del Sappe Donato Capece, che esprime vicinanza e solidarietà ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere. Per Capece “la situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante, per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto. La Ministra Guardasigilli Cartabia deve prendere con urgenza provvedimenti per gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti”.

Il Sappe “scenderà in piazza a Roma, a settembre, per sottolineare quanto e come sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. E’ grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non sia ancora state in grado di trovare una soluzione”.

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