È morto Piero Angela. Il divulgatore scientifico è spirato nella sua abitazione romana. Aveva 93 anni. È stato il figlio Alberto a comunicare la triste notizia. Lo ha fatto con un laconico messaggio, accompagnato da una foto che ritrae il padre sorridente, pubblicato sul suo profilo Facebook: “Buon viaggio papà”.
Addio al padre della divulgazione, è morto Piero Angela
Torinese di nascita, Piero Angela incominciò la carriera come cronista radiofonico, divenendo poi inviato e affermandosi successivamente come conduttore del telegiornale Rai. Con il suo stile anglosassone diede vita a un nuovo filone documentaristico della televisione italiana mai sperimentato fino ad allora: il documentario scientifico. Influenzato dalla lezione documentaristica di Roberto Rossellini, nel 1968 realizzò una serie di documentari dal titolo Il futuro nello spazio, sul tema del programma Apollo.
Durante le riprese effettuate negli Stati Uniti realizzò anche numerosi collegamenti in diretta per la RAI in occasione del lancio del vettore Saturn V che portò i primi astronauti sulla Luna. Incominciò quindi una lunga attività di divulgazione scientifica che negli anni successivi lo portò a produrre numerose trasmissioni di informazione tra cui Destinazione Uomo, Da zero a tre anni , Dove va il mondo?, Nel buio degli anni luce, Indagine sulla parapsicologia, Nel cosmo alla ricerca della vita.
A partire dal 1981 ha avuto inizio la serie Quark. “Il titolo Quark è un po’ curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quark, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po’ un andare dentro le cose”, dichiarò lo stesso Angela motivando la scelta del titolo. Quattordici anni dopo nacque Superquark e successivamente, nel 2000, Ulisse di cui fu autore anche Alberto, suo figlio.
A proposito della sua attività di divulgatore, Piero Angela scrisse: “Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di “incontro” col pubblico, dal linguaggio alle “trovate”, dagli esempi alle “battute”, rifiutando quella finta “serietà” tanto cara all’ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma”.