Lockdown energetico, negozi chiusi alle 19 e locali alle 23: lo scenario-limite del Governo

Tre piani di emergenza differenziati da adottare a seconda della gravità della crisi energetica che l’Italia potrebbe essere chiamata ad affrontare nel caso in cui la Russia chiuda i rubinetti del gas. Con la guerra in Ucraina e il funzionamento a intermittenza del Nord Stream 1, il nostro Paese si prepara a un inverno all’insegna dell’austerity. La riattivazione di sei centrali a carbone avviate al pensionamento e il ricorso ai rigassificatori non basta.

Lockdown energetico, negozi chiusi alle 19 e locali alle 23. Lo scenario peggiore

Per affrontare l’autunno, il Governo considera tre livelli di allarme. Attualmente siamo al primo. Il più estremo, il terzo, prevede il razionamento delle scorte di gas e dei consumi di elettricità. Il piano include la chiusura anticipata degli uffici pubblici, la riduzione dell’illuminazione pubblica delle piazze e dei musei al 40%. Ma a partecipare al taglio dell’energia sarebbero chiamate anche le famiglie. La temperatura dei termosifoni nelle case sarebbe abbassata di 2 gradi e l’accensione sarebbe limitata a degli orari precisi. Negli uffici pubblici il riscaldamento non potrà superare i 19 gradi d’inverno.

Lo scenario-limite, già paventato all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina, prescrive anche un vero e proprio coprifuoco per limitare i consumi e la dipendenza dal gas russo in mancanza di approvvigionamenti alternativi. Nel dettaglio i negozi chiuderebbero alle 19 e i locali privati come bar e ristoranti alle 23. Un vero e proprio “lockdown energetico” che farebbe piombare le città al buio dopo l’ora di cena, con conseguenze ancora non calcolate per interi settori del commercio.

Taglio alle forniture delle imprese energivore

Il peggiore dei tre livelli di allarme taglierebbe anche le forniture alle imprese più energivore, come acciaierie, cementifici, industrie della ceramica e del vetro. Per scongiurare scenari del genere e correre ai ripari l’Unione Europa sta approntando un piano strategico unitario per garantire un’equa distribuzione delle forniture tra gli stati Membri in grado di soddisfare il fabbisogno di imprese e famiglie senza razionamenti eccessivi tali da mettere in crisi l’economia.

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