Campania, nella relazione Dia camorra a due facce. L’organigramma dei clan

Al racket e al traffico di droga, la camorra affianca la capacità di generare ingenti profitti anche tramite attività criminali a “basso rischio giudiziario”: dai tradizionali dei “magliari” del contrabbando al gaming illegale alle truffe telematiche e al controllo degli appalti, dalle aste giudiziarie, dal ciclo dei rifiuti e dall’edilizia pubblica e privata fino alla nuova frontiera delle grandi frodi fiscali. Lo sottolinea la Dia nella sua Relazione al Parlamento per il secondo semestre 2021.

Relazione Dia, camorra a due facce: occhio al Pnrr

Tuttavia, nel centro storico di Napoli, resiste la “camorra dei vicoli e delle stese”, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga. Infatti, “la potenza economica delle organizzazioni criminali anche campane viene assicurata principalmente dal traffico di stupefacenti”, si legge nella relazione. Ma l’attenzione della magistratura cresce sui controlli antiriciclaggio, ancora di già in una fase delicata per la gestione dei soldi del Pnrr.

La situazione nell’area nord

L’area nord di Napoli (Giugliano, Qualiano, Villaricca) e alcuni quartieri (Vasto, Arenaccia, Secondigliano) restano invece sotto il controllo di due famiglie criminali. I grandi e potenti clan Contini, Licciardi e Mallardo che costituiscono i principali componenti dell’Alleanza di Secondigliano, rappresentano tutt’oggi significative realtà imprenditoriali che gestiscono gran parte delle attività economiche, dalle catene di ristorazione a interi settori commerciali e del terziario. Il clan Moccia continua a dominare incontrastato tra Afragola e Casoria, con le sue articolazioni attive tra Caivano, Crispano e Cardito.

A Est e nel Vesuviano

Diversa la situazione nella parte est del capoluogo e nella provincia vesuviana. Il clan Mazzarella, presente soprattutto nella zona centrale e in quella orientale della città, sembra incline a tessere alleanze con sodalizi operanti nel territorio della provincia, in particolare a Marigliano, San Giorgio a Cremano e Somma Vesuviana, nonché a Salerno, mirando all’imposizione di tangenti sui grossi appalti anche attraverso l’instaurazione di rapporti collusivi con elementi compiacenti delle pubbliche amministrazioni.

Il clan dei Casalesi

In provincia di Caserta e nell’agro aversano restano attivi i Casalesi, nonostante la batoste giudiziarie, grazie a una gigantesca rete di legami imprenditoriali e corruttivi. Per la Dia le famiglie che hanno ereditato il potere dei Bidognetti e degli Schiavone sono protagoniste di complessi meccanismi di riciclaggio e di illecita concorrenza che garantiscono introiti milionari in Campania e in altre regioni d’Italia.

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