Tra le maggiori eccellenze nell’ambito dell’arte organaria intesa come progettazione e costruzione degli organi del “600 ci fu la scuola Napoletana e Giugliano contribuì a questa eccellenza sviluppatasi a cavallo tra sei e settecento ; con l’apporto di alcune importanti famiglie di artigiani come i Cimmino e Dei Martino ; una tra le più importanti dinastie di organari del regno di Napoli e forse d’Italia furono sicuramente i Cimmino (o Cimino) il cui fondatore fu Felice al quale subentrò il figlio Fabrizio ed il nipote Francesco al quale seguirono ed altri discendenti meno illustri ;
I primi documenti scritti riferiti all’arte dell’ organo risalgono al periodo Aragonese al tempo di Alfonso e a partire dal XV° secolo ; ma l’epoca d’oro di questa arte è stata sicuramente il periodo Barocco con la realizzazione degli organi all’interno delle grandi fabbriche monumentali costituite dalle bellissime chiese dell’epoca dai conventi e talvolta dai saloni degli opulenti palazzi signorili (anche nel palazzo baronale di Giugliano esiste ancora oggi un organo quasi sicuramente realizzato dai Cimmino) ;
I Cimmino installano nella Giugliano del XVII° secolo una vera e propria industria dell’Organo che occupava personale altamente specializzato; come confermato dagli studi dello storico Pio Iannone si rileva nella cittadina la presenza di manodopera specializzata per specifiche lavorazioni come gli “zingari” per le canne metalliche , o gli islamici per alcune lavorazioni particolari di pietre e madreperla ;un elemento che identifica i manufatti dei Cimmino, è la presenza delle iniziali “F. C.” una sorta di logo ante litteram in genere riportate sulla canna centrale dei loro organi.;
Questi strumenti in molti casi diventano delle vere e proprie Architetture di Interni ad alto impatto scenografiche e dal raffinato Design , erano destinati oltre che all’aerea Napoletana agli altri Stati Italiani preunitari ed a vari paesi Europei come l’Austria ;
Il fondatore e più illustre della famiglia organara dei “Cimino” fu Felice, nel 1693 ricopri’ la carica di organaro della Cappella del Tesoro a Napoli ; tra i vari incarichi nel 1711 si occupò di un organo per l’imperatore di Vienna e nel 1714 un altro per la chiesa del Carmine Maggiore di Napoli; dal 1716 fu al servizio del Duomo di Napoli e nel 1738, in società col figlio e con Azzolino della Ciaia grande musicista coevo , costruì il grande organo per la chiesa di S. Stefano a Pisa .
Nella sua città di Giugliano , il figlio Fabrizio realizzò l’organo in Santa Sofia e quello della A.G.P. ; l’alta qualità dei manufatti unita ad una indubbia capacità di “marketing” portò questa dinastia con la loro fabbrica di organi a realizzare opere eccelse all’interno dei piu’ importanti e rappresentativi siti dell’epoca, lo storico Agostino Maria Basile nelle sue “Memorie Istoriche della terra di Giugliano” del 1800 attribuisce a Fabrizio Cimmino anche la realizzazione dell’organo dell’abbazia di Montecassino (ma su questo non ci sono riscontri) mentre sono attestati innumerevoli opere dalla Calabria al Trentino, dal Lazio alla Puglia , dalla Toscana a vari stati esteri
Nel secolo XVIII l’opera di Felice è continuata dal figlio, Fabrizio, che nel 1734 presenta un innovativo progetto d’organo, mai realizzato per la Cappella Reale di Napoli ; ideò inoltre un singolare strumento con concerti di flauti prodotti dalla forza dell’acqua costruito nel 1746.
Seguendo la tradizione di famiglia Francesco figlio di Fabrizio ; ricostruì l’organo nel 1774 per la chiesa dei SS. Severino e Sossio a Napoli la cui cassa fu decorata nel 1779 dall’indoratore Giacomo Cajozzi; nel1779 realizzò l’organo della chiesa dell’Annunziata a Napoli; Francesco si interessò tra l’altro di restauri di organi precedenti sempre con estrema maestria ; Ultimi discendenti dei Cimino, furono Antonio e Alessandro;
La maggiore innovazione della scuola Napoletana alla quale ha contribuito il piu’ illustre della famiglia quel Fabrizio diventato quasi sinonimo dell’Organo del “600 è l’invenzione dell’organo “positivo” di cui Fabrizio Cimmino fu uno dei maggiori interpreti, inteso come uno strumento che disponeva di una cassa autonoma corredata di due portelle a chiusura della parte superiore contenente le canne e di un “piede” che racchiudeva i mantici di dimensioni contenute e facilmente spostabili; una sorta di “uovo di Colombo” dell’organistica uno strumento facilmente spostabile che ebbe un grandissimo successo in quanto estremamente pratico , bello ed in definitiva anche molto “moderno” sia nella forma che nella funzione come lo intendiamo oggi.
Arch. Francesco Russo