Rischia il processo per omicidio volontario il carabiniere, di 26 anni, accusato di aver ucciso, nel 2020, il baby rapinatore Ugo Russo in via Orsini, nella zona di Santa Lucia. Per l’accusa i proiettili esplosi dal militare contro il giovane, che aveva cercato di sottrargli il Rolex che portava al polso, sarebbero stati quattro. Uno dei colpi, quello mortale, centrò il 15enne alla testa.
Ugo Russo, carabiniere indagato per omicidio volontario: “Sparò alla testa”
Come anticipa Il Mattino, secondo la Procura di Napoli, (l’inchiesta è stata coordinata dai pm Simone De Raxas e Claudio Siragusa) quello del 26enne non fu un atto di legittima difesa. Stando alla ricostruzione, il carabiniere libero dal servizio mentre era intento a parcheggiare la sua auto fu fermato e aggredito da due malviventi in sella allo scooter. Al finestrino si avvinò Ugo Russo che, sotto la minaccia di una pistola giocattolo, chiese al militare di consegnarli il lussuoso orologio. A quella richiesta, il giovane carabinieri rispose col fuoco: furono, infatti, esplosi due colpi in rapida successione.
Il primo proiettile ferì Ugo alla spalla. Mentre un altro colpo di pistola fu esploso a pochi centimetri da lui. Il 15enne, secondo i pm, provò a fuggire cercando di raggiungere il motoveicolo, fermo sul marciapiede con a bordo il complice Ferdinando De Crescenzo, ma fu attinto da altri due proiettili, uno dei quali lo colpì alla testa. Diversa la posizione dei legali del carabiniere. Assistito dai penalisti Enrico Capone e Mattia Floccher, il militare è attualmente in servizio ed è pronto a sostenere la sua versione dei fatti, secondo la quale non ci sarebbe stata la volontà di ammazzare il 15enne.