Cosa accadrà? Al netto di tutte le posizioni politiche, le congetture e le ipotesi, la situazione è più o meno la seguente: in Consiglio la Giaccio non potrà contare su almeno tre-quattro voti della sua stessa maggioranza, a meno che non si assista a un clamoroso dietrofront di alcune fazioni. Una marcia indietro che appare tuttavia improbabile, perché oggi chi l’attacca e contesta vuole e deve dare un segnale anche e soprattutto al primo cittadino. Un segnale roboante, per “lavare l’onta” di alcuni gesti e atti che non sono piaciuti. Quali? I criteri di scelta per la nomina di alcuni funzionari, la gestione del caso Napolano, l’affronto subito durante l’ultimo convegno napoletano di Forza Italia (sul palco un giovane rappresentante di Fdi e non Angela Di Guida, forzista e presidente del civico consesso), i dissidi sorti sulle nomine dell”Organo interno di valutazione e tant’altro. E allora cosa accadrà? Qualche fedelissimo di Liccardo giocherà la carte del difetto di legittimità dell’atto presentato da Bertini; dall’altro lato la Di Guida non dovrebbe arretrare di un centimetro e, onde evitare future azioni o mozioni nei suoi confronti, lascerà all’aula il compito di pronunciarsi sul caso Giaccio.
Il ruolo della minoranza. A questo punto diventerà decisivo il ruolo delle opposizioni. Si andrà alla conta con la modalità del voto segreto o con quello palese? Paradossalmente, visto lo stato attuale dell’arte, il voto palese dovrebbe far ancor più gioco alle parti che optano per l’esautoramento del numero due dell’amministrazione. Se si giocherà a viso aperto, forse, anche le componenti della minoranza più scettiche dovranno – volente o nolente – votare a favore della mozione de L’Altra Marano. Ad ogni modo sarà una battaglia sul filo del rasoio, con numeri (sulla carta) risicatissimi per la Giaccio, che ora è chiamata ad una scelta di grande importanza e responsabilità: dimettersi prima dell’arrivo in aula, in modo tale da evitare lo sfacelo della maggioranza e di conseguenza una crisi politica che travolgerebbe in primis Liccardo; chiedere ai suoi (a tutti) di appoggiarla con la garanzia di dimissioni immediate al termine della discussione; confidare nell’intervento, nella mancata presenza in aula o nella neutralità di qualche oppositore più incline verso la giunta; oppure andare allo scontro aperto e sperare in un voto a lei favorevole, pur sapendo però che il conto le sarà ripresentato tra qualche settimana o mese.