Ciccarelli Biagio, giuglianese classe 83, alias Cap e Paglia, era detenuto a Poggioreale, padiglione Avellino, per estorsione aggravata, rapina aggravata, esplosione di colpi di arma da fuoco, tutte condotte aggravate dal metodo mafioso (ex articolo 7, ora 416 bis primo comma del codice penale) per aver favorito il clan D’Ausilio di Bagnoli.
In primo grado aveva rimediato la condanna ad 8 anni di reclusione; la Corte di Assise di Appello di Napoli, Quinta Sezione Penale (Presidente Ginevra Abbamondi, Giudice a Latere Amalia Taddeo), ha ridotto la condanna a 6 anni di reclusione, accogliendo così l’arringa difensiva dell’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord.
Scarcerato Biagio Ciccarelli
Con successiva istanza dell’avvocato Luigi Poziello, la Corte di Assise, formata anche da 6 Giudici popolari, ha poi concesso gli arresti domiciliari a Giugliano nella centralissima Via Cumana, scarcerandolo così dal penitenziario di Poggioreale, senza braccialetto elettronico.
Ciccarelli Biagio alias “cap e paglia” era stato già condannato in passato per estorsione aggravata dal metodo mafioso con il clan De Rosa di Qualiano, per poi passare con il clan D’Ausilio di Bagnoli.
L’arresto
I carabinieri del Comando Provinciale di Napoli arrestarono 15 esponenti del gruppo attivo nella zona di Bagnoli, Cavalleggeri e Agnano, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsione, favoreggiamento, ricettazione ed altro. Nel corso delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli ricostruito il tentativo di ascesa criminale del boss Felice D’Ausilio che, latitante dopo la fuga dal carcere di Tempio Pausania dove stava scontando l’ergastolo, avrebbe ripreso il controllo degli affari del clan scatenando la guerra con i gruppi rivali.
Fatti risalenti ai mesi tra maggio e dicembre del 2016: questo il periodo intercorso tra l’evasione di “Feliciello”, che approfitto’ di un permesso per una visita alla sorella senza sorveglianza per far perdere le sue tracce, e la sua nuova cattura in una villetta di Marano di Napoli. Un lasso di tempo piu’ che sufficiente per il figlio del boss Mimi’ lo Sfregiato (Domenico D’Ausilio) per riprendere il comando a Bagnoli, forte dell’appoggio del clan Licciardi di Secondigliano nello scontro con i Bitonto-Nappi. Tra le varie attivita’ illecite documentate, risultano numerose estorsioni a danno di attivita’ imprenditoriali e commerciali, costrette a pagare, con cadenza periodica o una tantum, somme di denaro tra 100 e 50mila euro.
inoltre una gestione “mafiosa” dei parcheggi abusivi in prossimita’ dei locali della movida insistenti sull’area flegrea che si concretizzava anche con azioni violente nei confronti degli stessi parcheggiatori per costringerli a sottostare al dominio criminale e a versare una parte degli introiti illeciti alle casse del sodalizio attraverso il pagamento di una “tangente” di almeno 200 euro a settimana. Nell’ambito di questa strategia criminale, il 17 giugno 2016 sarebbe avvenuto l’omicidio del parcheggiatore abusivo Gaetano Arrigo: per questo delitto sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico di due affiliati del clan.
Nel dettaglio 11 delle 15 persone colpite dalle misure cautelari finiscono in carcere: Felice D’Ausilio, 40 anni; Antonio D’Ausilio, 41 anni; Aniello Mosella, 26 anni; Vittorio Albano, 47 anni; Alessandro De Falco, 29 anni; Giuseppe De Falco, 65 anni; Biagio Ciccarelli, di Giugliano , 37 anni; Gaetano Fiorentino, 54 anni; Romualdo Diomede, di Giugliano (Napoli), 49 anni; Stefano D’Alterio, di Qualiano (Napoli), 74 anni; Daniele Raiano, 38 anni. Agli arresti domiciliari invece il 37enne Eugenio Ciotola e la 39enne Grazia Sarnelli. Raggiunte infine dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria le altre due donne coinvolte, entrambe di Qualiano.