Biagio Micillo ‘o chiacchiarone, il boss delle due città. Dai Mallardo all’ascesa nei clan di Qualiano

Giugliano. L’altro ieri è arrivata una condanna dura per Biagio Micillo, detto ‘o chiacchiarone. Otto anni di carcere inflitti dalla Corte d’Appello del Tribunale di Napoli per aver imposto nel 2008 il pizzo a due noti ristoranti tra Giugliano e Qualiano. Insieme alla sua altre 9 condanne per altrettanti esponenti del clan Pianese-D’Alterio.

Un “curriculum” criminale ricco quello di Biagio Micillo. Luogotenente del clan Mallardo, ‘o chiacchiarone è stato considerato il trait d’union tra la cosca qualianese e la cosca giuglianese, specializzato nel settore del racket e delle estorsioni. A raccontare per la prima volta i collegamenti tra il clan di Qualiano e i Mallardo fu un pentito, Giovanni Chianese: “il clan di De Rosa era strettamente in contatto con i Mallardo attraverso Biagio Micillo», affermò il pentito in un verbale che ricorda come sia stato in contatto con la cosca di Giugliano per un’estorsione relativa alle opere di realizzazione di un edificio situato a Qualiano. “Dopo la morte di Sarappa e l’arresto di Paride De Rosa, nel marzo del 2008, il controllo del settore delle estorsioni era del clan Pianese -D’Alterio, pertanto anche l’estorsione di questo fabbricato era gestita dal clan Pianese-D’Alterio. In questa occasione l’estorsione fu gestita attraverso l’intermediazione di Micillo poiché l’impresa che costruiva era riferibile ad uno dei fratelli di Dell’Aquila”.

A seguito dell’arresto dei vertici del clan fino al 2012, Micillo fu indicato come l’uomo che aveva assunto un ruolo apicale, consolidando i già esistenti rapporti illeciti con i clan Pianese-D’Alterio di Qualiano e dei Casalesi della provincia di Caserta. E l’importanza di Biagio Micillo fu confermata da un altro pentito eccellente del clan Mallardo, il colletto bianco Giuliano Pirozzi. Il collaboratore di giustizia ha raccontato anche della presenza di Micillo negli uffici del Comune. A lui toccava incassare le mazzette per il clan provenienti dal settore degli appalti. Pirozzi racconta: “Mi consegnarono nel bagno del Comune, alla presenza di un’altra persona, la somma di 2.500 euro, denaro che dopo circa un paio d’ore consegnai nelle mani di Biagio Micillo. La somma valeva a titolo di estorsione per il clan Mallardo”. Un carattere irruento, quello di ‘o chiacchiarone, pronto a scagliarsi anche contro lo stesso Pirozzi per rivendicare la sua competenza nel settore delle estorsioni.

Ma la sua è stata, come quella di tutti i boss, anche una vita all’insegna della fuga. ‘O chiacchiarone è sfuggito a ben due blitz nel 2012, il 6 e il 26 giugno, il primo ai danni di 40 esponenti del clan Mallardo e il secondo ai danni del clan D’Alterio-Pianese, presso i quali Micillo svolgeva il ruolo di luogotenente dei Mallardo, pur nel rispetto della territorialità. La sua carriera criminale è finita poi nell’agosto dello stesso anno, quando fu stanato dalle forze dell’ordine insieme alla sua famiglia in una lussuosa villa a Sperolonga, sul litorale laziale.

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