Giulia accoltellata alla gola, lui ha provato a darle fuoco nella vasca da bagno

Si è consumato tutto in poche ore. Da quando la verità sulla vita parallela di Impagnatiello è venuta a galla, ci sono stati il litigio, l’incontro chiarificatore tra amante e fidanzata, l’omicidio, il tentativo di dar fuoco al corpo e poi l’occultamento di cadavere. Il barman milanese ha confessato il delitto e ha consentito di riempire quel vuoto che gli investigatori hanno provato a ricostruire attraverso intercettazioni e le immagini delle telecamere.

Le ultime ore di Giulia, uccisa con due coltellate alla gola: sospetti su una terza persona

Partiamo dall’antefatto. Alessandro Impagnatiello, dal settembre 2022, aveva intrapreso una relazione con un’altra donna, una collega di origini stratunitensi. La nuova storia era nata prima che Giulia scoprisse di essere incinta. Due relazioni, due vite portate avanti per quasi un anno grazie a un castello fragile di bugie e menzogne che Impagnatiello ha eretto al punto da riuscire a nascondere a ciascuna delle due ragazze la gravidanza dell’altra.

Da bugiardo patologico, Alessandro si sfogava con l’amante-collega, diceva di essere stufo di Giulia Tramontano, si lamentava asserendo che avesse problemi mentali, che doveva lasciarla. Ma non l’ha mai lasciata. Anzi, ha continuato a condurre una convivenza con lei in quell’appartamento di Senago come se niente fosse. Finché, alla fine, la verità è venuta a galla, deflagrando nella vita della 29enne santantimese come una bomba.

Le ultime ore di Giulia

E’ l’amante a volerci vedere chiaro. Si rivolge lei stessa a Giulia e le chiede di vederla. Un incontro chiarificatore. E’ il pomeriggio di sabato. Le due ragazze si incontrano a Senago, parlano, mettono probabilmente a nudo il castello di bugie del 30enne. Dopo l’incontro, la Tramontano torna a casa e rinfaccia tutta la verità a Impagnatiello.

Sono le 21 circa. Una telecamera riprende la presenza in vita di Giulia un’ultima volta. Lo scontro verbale tra i due conviventi finisce male. E’ probabilmente in quel momento che Alessandro afferra un coltello e uccide la giovane di Sant’Antimo con due coltellate – confesserà poi – di cui una alla gola, probabilmente quella letale.

Poi il killer non ci pensa due volte, nasconde il cadavere in una busta e lo trascina dal secondo piano al piano terra (come testimonieranno le tracce di sangue ritrovate col luminol sulle scale condominiali), lo carica nel bagagliaio della sua auto – una T-Roc – per poi scaricarlo in una zona boschiva in via Monte Rosa, all’interno di un’intercapedine, dove verrà trovato in nottata dagli investigatori seguendo le indicazioni del 30enne.

Prova a dare fuoco al cadavere nella vasca da bagno

Prima di sbarazzarsi della salma, prova a dare fuoco al corpo che contiene due vite, quella di Giulia e del figlio di sette mesi. Non ci riuscirà. Due i tentativi a vuoto: prima nella vasca da bagno di casa, poi in un box di famiglia. Agli investigatori proverà a costruirsi l’alibi di quell’uscita: “Sono andato a Milano a comprare una dose di droga e poi sono rientrato nel cuore della notte”. Tutto falso.

E’ domenica mattina. Mentre il cadavere di Giulia giace tra le campagne e la mamma della ragazza prova a contattarla a vuoto su WhatsApp, l’assassino, con estrema nonchalance, mette in atto il suo piano: va a lavoro alle 7, rientra alle 17 e si presenta ai carabinieri parlando di un allontanamento volontario di Giulia. Per dare forza alla sua versione, inscena persino la scomparsa del bancomat, del passaporto e di 400 euro. Ma di Giulia, in giro, non c’è traccia. E’ solo la bugia, l’ennesima, di un uomo soffocato dal suo stesso castello di menzogne.

Ipotesi terza persona

Gli investigatori ora non escludono il coinvolgimento di una terza persona. Il 30enne potrebbe essere stato aiutato nel trasportare fuori il corpo, il che spiegherebbe le tracce biologiche – probabilmente sangue – trovate in auto. Nelle prossime ore sarà ascoltata anche l’amante-collega del barman, sebbene, al momento, sia considerata estranea ai fatti.

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