Castellammare di Stabia, smantellato il clan Cesarano e i suoi vertici: 15 arresti

Durissimo colpo al clan Cesarano di Castellammare di Stabia. I militari dell’Arma della compagnia vesuviana hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA, nei confronti di 19 indagati. Sono indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione armata di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto illegale di arma clandestina aggravato dal metodo mafioso, rapina aggravata dal metodo mafioso, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Castellammare, colpo al clan Cesarano: 15 arresti e 4 divieti di dimora

L’inchiesta, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castellammare di Stabia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno avuto origine nel giugno del 2020, all’indomani della chiusura di una prima tranche di indagini che aveva consentito di raccogliere gravi indizi di reità a carico di 16 indagati, accusati a vario titolo di aver dato vita ad un gruppo criminale, originariamente incardinato nel clan Cesarano che, sfruttando il vuoto di potere all’interno del sodalizio, si sarebbe organizzato allo scopo di assoggettare al suo controllo parte del territorio della città di Castellammare di Stabia con l’attività di spaccio e il racket ai commercianti.

I ruoli

Il prosieguo delle attività investigative ha permesso di ricostruire l’organigramma del clan Cesarano e di svelare i tasselli della sua rete di potere. Al vertice di tale organizzazione criminale si collocherebbero le figure di Vincenzo Cesarano, detto “O Mussone”, Luigi Belviso e Giovanni Cafiero. Secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero posto in essere condotte di carattere organizzativo e direttivo, con poteri di supremazia ed indirizzo sugli affiliati.

In particolare, Vincenzo, cugino degli storici vertici del clan Ferdinando Cesarano e Gaetano Cesarano, entrambi detenuti in regime di 41 bis O.P., avrebbe gestito la cassa del clan, impartendo le direttive strategiche, mentre Giovanni Cafiero, genero di Gaetano, oltre a partecipare alle riunioni nelle quali venivano decise le strategie del sodalizio e la questione del sostentamento degli affiliati detenuti, si sarebbe occupato del recupero dei crediti maturati da vari imprenditori.

Infine Luigi Belviso, oltre a promuovere specifici reati fine e ad intrattenere rapporti con esponenti di altri sodalizi dell’area napoletana, nel 2021 avrebbe tentato invano di separarsi da Vincenzo Cesarano e di assumere la guida del clan, in forza dell’avallo dei boss fondatori.

I reati commessi

Nel corso delle indagini sono stati poi acquisiti gravi indizi di reità in ordine alla commissione di numerose estorsioni nell’area stabiese, perpetrate ai danni di attività imprenditoriali, attività ricettive, attività commerciali e negozi. Nella morsa del clan sarebbe finito anche un familiare di Raffaele Imperiale (oggi collaboratore di giustizia), titolare di un’impresa edile, che, di fronte alla richiesta di 50000,00 euro da parte di un affiliato del clan, avrebbe invocato l’intervento del noto narcotrafficante, all’epoca latitante: quest’ultimo, per il tramite di vari emissari riconducibili ad alcuni sodalizi criminali campani, avrebbe contattato Vincenzo Cesarano che avrebbe preso le distanze dal suo affiliato.

Le risultanze delle attività investigative hanno anche permesso di ricostruire il tentativo degli indagati di ripulire i proventi delle attività illecite in beni mobili e in settori imprenditoriali di natura lecita come quello del noleggio auto, quello nautico e quello edile- immobiliare. Documentati anche diversi episodi di spaccio e l’introduzione di telefoni cellulari all’interno del carcere di Secondigliano destinati a garantire il mantenimento delle comunicazioni tra affiliati detenuti e l’organizzazione criminale.

Al termine delle formalità di rito, quattordici indagati sono stati associati in carcere, uno sottoposto al regime degli arresti domiciliari e quattro persone, due delle quali già destinatarie di misura cautelare in carcere, sono state sottoposte alla misura del divieto di dimora nella Provincia di Napoli.

Persone ristrette in carcere:

  • 1. Cesarano Vincenzo, nato a Pompei (Na) il 14.06.1961;
  • 2. Cafiero Giovanni, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 29.03.1979;
  • 3. Belviso Luigi, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 01.09.1978;
  • 4. Belviso Raffaele, nato a Vico Equense (Na) il 25.03.1980;
  • 5. Corbelli Francesco, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 27.09.1988;
  • 6. Langellotto Bartolomeo, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 22.02.1967;
  • 7. Langellotto Carlo Alberto, nato a Vico Equense (Na) il 14.05.1999;
  • 8. Bambace Andrea, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 22.09.1988;
  • 9. Aprea Domenico, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 03.03.1974;
  • 10. Di Martino Michele, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 03.10.1965;
  • 11. Gambardella Gennaro, nato a Vico Equense (NA) il 04.12.1985;
  • 12. Di Martino Gerardo, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 20.06.1989;
  • 13. De Iulio Guglielmo, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 02.04.1983;
  • 14. Corbelli Francesco, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 02.04.1960.

Persone agli arresti domiciliari:

  • 1. Assante Francesco d’Assisi, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 06.05.1983;

Persone sottoposte a divieto di dimora:

  • 1. Belviso Luigi, nato a Castellammare di Stabia (Na) il 01.09.1978;
  • 2. Belviso Raffaele, nato a Vico Equense (Na) il 25.03.1980;
  • 3. D’Apice Vincenzo, nato a Castellammare di Stabia il 03.09.1963;
  • 4. D’Apice Domenico, nato a Castellammare di Stabia il 06.05.1992.

Ti potrebbe interessare

Torna in alto