Giugliano. Una situazione senza precedenti quella che si registra negli ambienti della malavita giuglianese. Il clan storico, quello dei Mallardo, pilastro dell’Alleanza di Secondigliano, attraversa una fase di debolezza. Ciccio ‘e Carlantonio, come rivela un’annotazione della Dda contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Francesco Mallardo, è ancora il capo dei capi. I legami con i Bosti/Contini e i Licciardi è solida, rafforzata dai legami parentali. Ma il controllo del territorio è il vero punto debole della cosca a nord di Napoli.
Sequestri, arresti, condanne. La maggior parte dei ras del clan è alla sbarra. Feliciano Mallardo è morto. Negli ultimi anni la microcriminalità dilaga e l’hinterland giuglianese è ostaggio di incursioni continue da parte di bande di malviventi, spesso minori, che prendono di mira esercizi commerciali e negozi. In questo vuoto di potere, come rivela la relazione semestrale della DDA del 2015, la reggenza è affidata al clan Contini, storica consorteria criminale del quartiere Vasto di Napoli. Sarebbero loro, il secondo pilastro dell’Alleanza, a condurre gli affari principali dei Mallardo mentre i principali boss sono in carcere.
La debolezza del clan storico e la reggenza dei Contini emerge anche da un altro dettaglio: l’uccisione di “Paparella”, Michele Di Biase, il ras delle palazzine INA Casa. Paparella, probabilmente vittima di un caso di lupara bianca, è stato fatto sparire nel nulla nel quartiere “Vasto”, la roccaforte dei Contini, attratto a quanto pare in un agguato. Forse un’esecuzione per aver intrapreso in proprio un business nel settore del narcotraffico. Ed è proprio la sparizione di Michele Di Biase ad aver aperto una spaccatura all’interno del clan Mallardo, una spaccatura che può degenerare in faida, se, come ha rivelato Il Mattino qualche giorno fa, a seminare il terrore in città ci sarebbe ora un nuovo gruppo criminale in ascesa, formato ad fedelissimi di Paparella, la banda delle “paparelle”.
La banda delle “paparelle” – giovanissimi e spregiudicati – avrebbe aprofittato dunque della disarticolazione della cosca di Ciccio ‘E Carlantonio per imporre il racket agli esercizi commerciali della zona ed affermare la propria supremazia criminale su parte del territorio a nord di Napoli. L’ombra di una faida interna si allunga sulla terza città della Campania. Soltanto il tempo potrà dire come si evolverà questa situazione transitoria fatta di vuoti di potere e reggenze temporanee.