Ad Afragola, la commemorazione del 48esimo anniversario dell’uccisione del maresciallo Gerardo D’Arminio, insignito della medaglia d’argento al valor militare, ha riscontrato una scarsa partecipazione pubblica così come denunciato sulle pagine del “Il Mattino” dal noto cronista Marco di Caterino.
L’Agguato e la Tragedia del 5 Gennaio 1976
Il 5 gennaio 1976, una serata che avrebbe dovuto essere di festa per D’Arminio e il suo figlio Carmine, si trasformò in tragedia. Dopo aver acquistato una bicicletta per l’Epifania, furono coinvolti in un agguato. D’Arminio fu colpito mortalmente da colpi di lupara in piazza Gianturco. La notizia dell’attacco giunse alla sua famiglia in modo scioccante, tramite la televisione.
Le Indagini e il Contesto
D’Arminio era noto per il suo impegno contro la criminalità, avendo lavorato su casi importanti sia in Sicilia che a Napoli. La sua uccisione sollevò numerose ipotesi sul movente, in un contesto dove le faide e le lotte di potere erano all’ordine del giorno.
Nonostante la partecipazione limitata, la cerimonia ha avuto momenti di riflessione e rispetto. Erano presenti alcuni carabinieri, il vice questore e rappresentanti della polizia locale. La lettura della motivazione della medaglia d’argento e la deposizione di corone di alloro hanno rappresentato un tributo significativo.
La piazza “negata”
Nonostante una delibera per intitolare la piazza a suo nome, il luogo mantiene ancora la vecchia denominazione. Questo dettaglio simbolizza la difficoltà di mantenere viva la memoria degli eroi in un contesto ancora influenzato dalla criminalità.