Non solo erano in grado di fornire cellulari nelle carceri italiane, ma anche stupefacenti ai detenuti. Una rete criminale, quella scoperta dalla Polizia di Stato e dalla Penitenziaria, che si avvaleva di droni per trasportare carichi più pesanti e volare anche sopra aree militari e che avete base logistica a Napoli. A capo dell’organizzazione c’era una donna, madre di un boss di Bagnoli.
Armi e cellulari nelle carceri con i droni
Stamattina, al termine delle indagini, sono stati eseguiti 31 arresti in due operazioni. Le accuse spaziano dall’associazione mafiosa al traffico di droghe, dalla detenzione illegale di armi fino all’uso non autorizzato di dispositivi di comunicazione da parte dei detenuti.
Il punto di partenza di questa vasta operazione è stato il rinvenimento di alcuni telefoni all’interno del carcere di Secondigliano ad aprile 2021, che ha portato alla luce un gruppo criminale operante in varie prigioni italiane. Le indagini, estese e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno svelato una struttura ben organizzata, in grado di fornire non solo telefoni ma anche notevoli quantità di stupefacenti ai detenuti in strutture di massima sicurezza sparse per l’Italia.
Le indagini si sono concentrate anche sulla scoperta di un’arma da fuoco introdotta clandestinamente in carcere tramite un drone, un episodio avvenuto nel settembre 2021 all’interno del carcere di Frosinone.
Le investigazioni hanno documentato come S.V. e suoi collaboratori venissero assoldati da organizzazioni di tipo camorristico (sono stati individuati, tra gli altri, soggetti legati agli Esposito – Nappi di Bagnoli che, peraltro, risultano i primi ad avere beneficiato di questo stratagemma), che garantivano ai loro detenuti il costante rifornimento di apparecchi di comunicazione e di narcotici, assicurandosi in tal modo il monopolio della distribuzione nelle strutture carcerarie coinvolte (Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona). L’indagine ha inoltre identificato C.A., nato nel ’72, come il tecnico in grado di modificare i droni per trasportare carichi più pesanti e volare anche sopra aree militari.
11 arresti dopo la cattura di Valda, il killer di Francesco Pio
Parallelamente, un’altra ordinanza di custodia cautelare ha colpito 11 individui per reati che vanno dall’associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, detenzione di armi, fino all’uso di dispositivi di comunicazione in carcere. Queste indagini sono scaturite dall’intervento delle forze dell’ordine a seguito dell’omicidio di Francesco Pio Maimone avvenuto nel marzo 2023, che ha rivelato un conflitto fra gruppi giovanili per motivi banali, culminato nell’uso di armi da fuoco in un’area pubblica.
Nel corso delle indagini, è emerso che Francesco Pio Valda, legato al clan Aprea e contrapposto al clan Cuccaro, fosse implicato in una serie di eventi violenti, che hanno contribuito a un clima di tensione nella zona.
Sono, infine, state registrate varie interlocuzioni dal carcere, dato che gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi, impartendo disposizioni di vario genere attraverso smartphone nascosti in carcere.
In carcere la sorella di Valda
In carcere, lo scorso 29 febbraio, è finita, V.G., sorella di Francesco Pio Valda, che fino a quel momento era agli arresti domiciliari perché accusata di favoreggiamento. Il 27 febbraio l’indagata aveva infatti violato la prescrizione del divieto di comunicazioni con persone diverse da quelle coabitanti pubblicando un video sul social TikTok in cui si inneggiava alla mafia. Sul post era stata riportata anche la scritta “TRIBUNALE DI NAPOLI” e l’orario 7,30, chiaro riferimento al fatto che il giorno prima aveva avuto inizio il processo per l’omicidio del giovane MAIMONE Francesco Pio.