Questa mattina a Casoria il sindaco Raffaele Bene ha inaugurato il Murales della Legalità dedicato a Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla Camorra nel 1985.
Un’iniziativa lodevole, nata da promessa fatta dall’assessore all’Avvocatura Roberta Giova a Paolo Siani (fratello del giornalista ucciso), che però non convince pienamente nella realizzazione.
A Casoria un murales per Giancarlo Siani
L’obiettivo è ricordare un giovane dalla schiena dritta che, con i suoi articoli, “dava fastidio” ai clan all’epoca padroni assoluti di Napoli e provincia. Oltre al murales, è stata svelata una la targa con codice Qr che permetterà a chiunque di accedere all’archivio dei suoi articoli.
Peccato, però, che sulla targa (posta all’ingresso del Palacasoria) non ci siano foto che richiamino in maniera diretta al giornalista ma un generico “storie di Casoria” con l’immagine di un altro murale. E, ancora, di più che lo stesso murale che ritrae il volto di Siani sia veramente poco visibile. È stato infatti posizionato sulla facciata posteriore del Palazzo di Giustizia. Per farci caso, bisogna alzare gli occhi al cielo da Via Michelangelo, una strada ad alto scorrimento e con limitato passaggio pedonale, oppure dal parcheggio del Palacasoria.
Un altro murale targato Jorit
A realizzare l’opera è stato, senza particolari sorprese: Jorit. Al secolo Ciro Cerullo, il noto street artist napoletano è salito alla ribalta della cronaca internazionale per le sue posizioni filoputiniane.
L’estate scorsa ha realizzato un murales nella città ucraina occupata di Mariupol devastata dai bombardamenti russi. L’opera raffigura una bambina con negli occhi i colori della bandiera della sedicente Repubblica popolare del Donec’k, mentre alle sue spalle piovono bombe con la scritta “NATO”. Più recentemente, ha poi fatto il giro del web un video in cui chiede un selfie a Putin per dimostrare che è “un essere umano”.
Nonostante le polemiche che ne seguirono su social e giornali, Jorit resta però l’ “artista di riferimento” di diversi amministratori locali e non che, come in questo caso, continuano a commissionargli opere pagate, naturalmente, con i soldi dei contribuenti.