Un anno esatto dalla scomparsa di Giulia Tramontano e del figlio che portava in grembo, Thiago, Alessandro Impagnatiello risponde in aula alle domande della pm Letizia Mannella, nel processo in cui è accusato di omicidio pluriaggravato, occultamento di cadavere della 29enne di Sant’Antimo e interruzione non consensuale di gravidanza.
Impagnatiello in aula: “Ho ucciso Giulia Tramontano ed ho costruito un castello di bugie”
L’uomo, che ha tolto la vita alla compagna con 37 coltellate e che per mesi ha somministrato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per diventare madre, assiste al processo con lo sguardo basso, risponde davanti alla corte d’Assise di Milano.
“Ha ucciso Giulia Tramontano, causando l’interruzione della gravidanza?” domanda la pm. “Sì”, risponde Impagnatiello, “ho ucciso Giulia il 27 maggio e ho nascosto il suo corpo. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto i pezzi che erano sparsi e confusi nella mia mente. Sono qui per dire la verità”.
All’ex barman dell’Armani Café, prima di iniziare l’interrogatorio, la giudice Antonella Bertoja, presidente della Corte d’Assise, spiega che può rilasciare dichiarazioni spontanee. “La persona che ero in quel periodo”, ha precisato, “non è quella che sono adesso. Sono qui oggi perché ora sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno,” la notte in cui venne arrestato.
La gravidanza di Giulia Tramontano
“Quando Giulia mi disse che aspettava un bambino ho vissuto una completa altalena di emozioni contrastati: da una parte la gioia di costruire una famiglia con Giulia, dall’altra delle motivazioni personali e di coppia che ostacolavano un po’ la nostra relazione”, racconta l’imputato. Una gravidanza comunicata dalla 29enne “a fine novembre del 2022”, mentre l’altra donna di Impagnatiello, la collega di lavoro con cui ha una relazione parallela, “annuncia la sua gravidanza (interrotta) “a inizio del 2023”.
“Giulia iniziava a lamentare particolarmente la mia forte presenza a lavoro, io ci tenevo alla carriera”, dice ancora l’imputato in aula. All’altra donna, Impagnatiello mente: “le dissi che non ero io il padre, ma una persona a me sconosciuta con cui lei si era frequentata. Per continuare a mantenere queste due strade le dissi che ero vicina a Giulia per supportarla, le dissi che aveva problemi, difficoltà, era instabile”.
“Ma non ho fatto credere a Giulia di essere pazza”, afferma Impagnatiello mentre riferisce che la sua relazione con Giulia “si stava interrompendo”. “Erano bugie che io raccontavo” all’altra ragazza. Ed è ancora a lei che mente sul viaggio a Ibiza, dicendole di averlo fatto con “degli amici”.
“Temevo un’umiliazione sul lavoro”
Il giorno dell’omicidio “io chiesi” a Giulia e l’altra fidanzata di non incontrarci al lavoro ma il giorno dopo”, ha detto ancora in aula Alessandro Impagnatiello nel corso dell’interrogatorio nel processo in cui è imputato per l’omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. “Ero un ambiente in cui avevo una certa responsabilità e ci tenevo particolarmente e quindi l’essere umiliato avrebbe fatto crollare la mia immagine lavorativa. E invece loro insistevano”.
La testimonianza degli investigatori
Prima della deposizione di Impagnatiello hanno parlato in aula anche gli investigatori. “Veleno mortale fatto in casa”, “cloroformio”, “ammoniaca feto”, “veleno per topi”: queste sono alcune delle frasi cercate online da Alessandro Impagnatiello. Il comandante della squadra omicidi dei carabinieri di Milano, Giulio Buttarelli, ascoltato prima dell’interrogatorio dell’imputato, ha esposto i risultati delle analisi sui telefoni e sugli altri dispositivi, come un tablet, di Giulia e Impagnatiello.
Dalle ricerche dell’uomo, risalenti già a dicembre 2022, emerge come sin da subito, dopo aver scoperto dell’arrivo del bambino, avesse pianificato l’omicidio. Ha inoltre ricordato i messaggi scambiati tra Giulia e la giovane donna con cui l’uomo aveva una relazione parallela poco prima del delitto.
Dopo l’omicidio ha cercato il risultato di “Atalanta-Inter”
La notte del 27 maggio dell’anno scorso, dall’esame dello smartphone di lui, mentre si trovava sotto casa dell’altra donna in attesa che tornasse dal lavoro dopo aver già accoltellato Giulia, risultava stesse guardando i risultati delle partite di calcio, in particolare Atalanta-Inter. Giulia, invece, descriveva il suo mal di stomaco come ‘secco’. Lei cercava rimedi per donne in gravidanza che soffrivano di mal di stomaco. Giulia ne parlava in chat con la madre, Loredana Femiano. Quel mal di stomaco “secco” era dovuto al veleno per topi che Impagnatiello le stava somministrando da tempo.