Orta di Atella, uccide i fratelli davanti ai carabinieri: forse la lite per motivi di viabilità

È stato eseguito ieri, 16 giugno, un decreto di fermo nei confronti di Antonio Mangiacapre, l’operaio ritenuto responsabile del duplice omicidio dei fratelli Claudio e Marco Marrandino di Cesa. L’uomo avrebbe esploso i colpi d’arma da fuoco davanti ai carabinieri per poi darsi alla fuga.

Orta di Atella, uccide i fratelli davanti ai carabinieri: forse una banale lite di viabilità

I dettagli che definiscono i contorni della vicenda saltano fuori dal decreto emesso dalla Procura della Repubblica. Una pattuglia di carabinieri della compagnia di Marcianise ha notato, in via Astragata ad Orta di Atella, all’altezza dello svincolo dell’Asse Mediano, due automobili ferme in mezzo alla strada. I militari, attirati dalla presenza di tre persone che stavano discutendo animatamente, si sono fermati per capire cosa stesse succedendo.

Nonostante la presenza delle forze dell’ordine, proprio quel momento, il 53enne è sceso dalla sua macchina e si è avvicinato all’altra vettura con a bordo i fratelli Marrandino. Ha quindi estratto la pistola e ha esploso un colpo alla testa del conducente, poi ha puntato l’arma contro l’altro fratello, che ha tentato la fuga, scaricandogli contro diversi colpi. Senza tregua, l’uomo ha rivolto la pistola anche verso i carabinieri: uno dei militari ha però reagito e risposto al fuoco, senza colpirlo.

La fuga e il fermo in ospedale

Mangiacapre a quel punto è salito sulla sua vettura e si è dato alla fuga, innescando un inseguimento con la pattuglia. Ha poi abbandonato la sua macchina facendo perdere le proprie tracce nelle campagne di Cancello Arnone. I militari lo hanno infine rintracciato poco dopo presso una struttura sanitaria della zona, dove si era recato fingendo un malore. Lo hanno riconosciuto e sottoposto a fermo, sebbene l’operaio abbia negato ogni addebito nei suoi confronti, affermando di non essere stato lui a fare fuoco e di essere stato vittima di una rapina dell’auto. 

Le armi in casa

A svelare ulteriori tasselli della vicenda è la perquisizione effettuata presso l’abitazione del 53enne, dove i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato diverse armi, tra cui un fucile a canne mozze modificato e con matricola abrasa e una pistola con matricola abrasa nonché illegalmente detenuta. L’uomo era già stato in passato destinatario di provvedimenti amministrativi di divieto di detenzione armi con revoca del porto d’armi e, quindi, quelle detenute sono da considerarsi clandestine.

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