Questo pomeriggio è stato notificato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il ricorso della Regione Campania contro la legge sull’autonomia differenziata, nota come legge Calderoli (legge 26 giugno 2024, n. 86).
La Regione, rappresentata dal Prof. Francesco Marone, ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in collaborazione con l’Avvocatura regionale, chiede alla Corte Costituzionale di dichiarare l’illegittimità costituzionale della norma.
Il ricorso delle regione Campania contro l’autonomia differenziata in 15 motivi
Il ricorso della Campania, articolato in quindici motivi, critica aspramente sia il procedimento previsto dalla legge per la sottoscrizione delle intese con le singole Regioni, sia i contenuti e gli effetti di tali intese, con particolare riferimento ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). La legge è accusata di minare la sovranità dello Stato, rompere l’unità nazionale e compromettere l’eguaglianza tra i cittadini delle diverse aree del Paese.
Uno dei punti più contestati riguarda la devoluzione di competenze alle Regioni, che la legge Calderoli permetterebbe in modo troppo ampio e incontrollato, coinvolgendo anche materie fondamentali come la sanità, la scuola pubblica, la previdenza integrativa e la protezione civile. Questa ampia autonomia, secondo il ricorso, rappresenta un rischio per l’integrità giuridica ed economica dell’Italia, come sottolineato dal Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena, che ha definito la legge “un enorme pericolo per l’unità giuridica ed economica del Paese”.
Un altro motivo di illegittimità riguarda il ruolo marginalizzato del Parlamento. La legge attribuisce al Presidente del Consiglio dei Ministri il potere esclusivo di limitare l’oggetto delle intese, indebolendo così il ruolo del Parlamento come garante dell’unità nazionale e dell’interesse generale.
Il ricorso denuncia inoltre che la legge Calderoli tradisce lo spirito dell’art. 116, comma 3, della Costituzione, che subordina l’autonomia differenziata all’attuazione delle misure perequative e al finanziamento dei LEP. La legge, invece, secondo il ricorso, contiene solo dichiarazioni di principio su questi temi, senza fornire garanzie concrete, e rischia di creare un sistema iniquo più vicino a una secessione de facto che a una legittima autonomia regionale.
Infine, il ricorso evidenzia una grave violazione del principio di legalità, poiché la legge affida al Governo la determinazione dei LEP senza stabilire criteri chiari, e critica la modalità di intesa con il Governo che esclude un effettivo coinvolgimento delle Conferenze, violando il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni.
La Regione Campania si oppone fermamente a quella che considera una legge che mette in pericolo l’unità nazionale e l’uguaglianza tra i cittadini italiani, chiedendo alla Corte Costituzionale di intervenire per ristabilire il rispetto dei principi costituzionali.