Saviano, un fornello acceso o l’interruttore della luce: poi l’esplosione prima di andare a lavoro

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Restano ancora avvolte nel mistero le cause della deflagrazione che ha fatto saltare in aria la palazzina di via Tappia a Saviano, dove hanno perso la vita quatto compomenti della famiglia Zotto: i piccoli Giuseppe, Autilia, mamma Vincenza e la nonna Autilia. Probabilmente una fuga di gas o un fornello lasciato acceso avrebbero provocato l’esplosione.

Saviano, un fornello acceso o l’interruttore della luce: poi l’esplosione prima di andare a lavoro

Sono le 6 del mattino circa. Per Antonio, 40 anni, anche se è domenica, è una giornata di lavoro: lo aspettano al supermercato dove fa il banconista al reparto salumi. Anche la moglie, Vincenza Spadafora, è in piedi per fare compagnia al marito al momento della colazione e dei preparativi prima di scendere e recarsi sul luogo di lavoro. Nessuno dei due sa che sta per consumarsi una tragedia.

Forse è Vincenza ad accendere la fiamma sotto la macchinetta del caffè, o forse ad aver premuto l’interruttore perché è ancora buio e la luce è poca. Fatto sta che quella scintilla basta a dare fuoco all’intera palazzina. L’ambiente è saturo di gas, una bomba pronta a esplodere. Nel giro di pochi secondi l’edificio si trasforma in un cumulo di macerie e in una tomba per quattro della famiglia Zotto. L’onda d’urto fa tremare le palazzine tutt’intorno e gonfia le tapparelle degli altri stabili di via Tappia.

La dinamica è ancora da chiarire. Potrebbe aver tentato Antonio di accendere la luce o la fiamma del fornello. Oppure potrebbe essere stata sua madre nella casa al piano di sopra. L’ambiente domestico era saturo di gas, Gpl, probabilmente a causa di una perdita o di un fornello lasciato acceso nella notte. Resta integro il serbatoio esterno, a riprova del fatto che la dispersione è avvenuta nell’impianto di uno dei due appartamenti della palazzina. Decisive, nelle prossime ore, saranno le perizie disposte dalla Procura di Nola.

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