L’ex presidente Alfredo Trentalange si ripresenta: ex arbitro, il 14 febbraio 2021 era stato eletto al vertice arbitrale (battuto Marcello Nicchi), il 18 dicembre 2022 si era dimesso in seguito allo scandalo D’Onofrio (il procuratore arbitrale arrestato per traffico internazionale di droga). Un gesto di grande coraggio, quello di Trentalange: le dimissioni non sono di moda in Italia, anche nel mondo dello sport . Il dirigente torinese, classe 57, fu accusato ingiustamente e soggetto ad un processo sommario: il 27 aprile 2023 la Corte d’Appello della Figc lo ha assolto in maniera definitiva, oggi in esclusiva a Club Napoli All News su TeleclubItalia canale 77 rispondendo alle domande del nostro direttore Francesco Molaro, l’ex Arbitro ha ribadito la natura e il programma della sua candidatura specifando i topic principali per rivoluzionare e riprendere un’organizzazione e un movimento ormai allo sbando.
L’intervista ad Alfredo Trentalange candidato presidente dell’AIA
Ci parli del suo programma e della papabile squadra di governo?
“Salve a tutti e grazie dell’invito, beh io sono già stato presidente per 20 attuando un programma innovativo che è stato interrotto quando erano già state fatte una serie di innovazioni come quelle del doppio tesseramento che permette ai calciatori di fare gli arbitri e agli arbitri di poter continuare la carriera da calciatore, portando all’Aia calciatori che sapessero muoversi nelle dinamiche calcistiche e nelle pieghe del regolamento e soprattutto portando degli arbitri tra i tesserati delle società per sensibilizzare tutti gli aspetti del ruolo dell’arbitro che troppo spesso è stato visto come un nemico del gioco del calcio, ma come un normale compagno. Questo è stato uno dei maggiori successi, abbiamo cercato di introdurre più trasparenza, con osservatori e strutture rendendo ad esempio trasparenti i voti con una comunicazione diretta delle graduatorie arbitrali, abbiamo deciso di dare un grosso valore alla comunicazione interpellando arbitri che potessero rappresentarci sia negli organi federali che nei mezzi di comunicazione come le TV e media. Abbiamo deciso di dare grande valore a quelle che sono le problematiche soprattutto nel settore giovanile perché le criticità a livello territoriale sono decisamente molte.
In questa squadra fare parte come vice presidente vicario Katia Senesi, sarebbe una prima volta di una vice presidente donna, sicuramente è una donna che ha fatto la storia del movimento femminile, e l’esordio della Caputi (Primo arbitro donna) in Serie A ne è il suo risultato più importante. E poi ci sono tante altre belle persone che possono fare la differenza”.
Ha già in mente il nome del nuovo disignatore e cosa intende per un autonomia per l’Aia
Noi quando parliamo di autonomia vorremo far si che l’Aia avrà un’autonomia gestionale e tecnica, pensando che sia giusto dividere le due aree, verrà quindi nominato un direttore tecnico sportivo che abbiamo individuato in un Ex arbitro di Serie A, internazionale che ancora non abbiamo cominciano, che dovrebbe curare in autonomia la gestione degli arbitri, garantendo di inserire gli uomini migliori nei posti migliori.
Come intende rendere più attrattiva l’Aia soprattutto per accrescere la vocazione dei giovani verso il ruolo dell’Arbitro?
Penso che il punto importante già accennato prima è la comunicazione, per poter abbattere il pregiudizio facendo conoscere alle persone il mondo dell’arbitro e quindi i social e i mezzi di comunicazione sono degli strumenti per far conoscere le persone, abbiamo avuto l’interesse di grandi partner nazionali ed internazionali vedendo nell’Aia un’associazione sana, che impara a dei ragazzini di prendere decisioni anche in ambienti ostili e si assumono le responsabilità, e quindi creano anche un importante aspetto sociale creando prima uomini e poi arbitri. Avendo ritrovato delle risorse dobbiamo investirle nel futuro di questo movimento creando anche un Academy per poter formare i migliori arbitri e queste risorse vanno fortemente usate. Un esempio pratico può essere listiruzuine di una bodycam da parte degli arbitri che possano debellare degli spiacevoli episodi che ancora oggi siamo costretti a subire.
Quindi il mio programma si basa soprattutto sulla comunicazione, apertura ai social, avere un simulatore, l’uso di intelligenza artificiale, sono tutte risorse da utilizzare per crescere.
Lei vorrebbe monetizzare i dialoghi e le immagini degli arbitri che utilizzano il var, in che modo e con quali piattaforme?
Lei pensa che durante la partita l’immagine dell’arbitro può ricoprire il 27%, l’arbitro quando va al Var viene inquadrato e tutto questo crea grosse interazione, l’esposizione di un arbitro può essere commercializzata e può attirare elementi commerciali, ma non è solo un fatto economico, ma l’autonomia serve proprio per far crescere il movimento, noi non abbiamo interesse dallo scinderci da organizzazioni come Uefa e Fifa o dalla stessa Figc. Sarebbe folle per noi e anche per la nostra associazione gli arbitri devono dare credibilità a tutto il sistema.
In che modo Lei ritiene che si dovrebbe intervenire sul Regolamento del Calcio per renderlo più appetibile e soprattutto cambierebbe il Protocollo Var?
Il Var pur essendo un apparato tecnologico ma è governato dagli uomini e gli uomini possono sbagliare, sicuramente il protocollo dovrà essere migliorato, ma si tratta di studiare e sperimentare uno strumento ancora giovane come la Var. Situazioni come il tempo effettivo vanno solo sperimentate e questo è più un compito della Fifa che sta creando le giuste opportunità per fare questi passi avanti. Non possiamo di certo essere noi a creare e sperimentare tutto da soli.
Secondo Lei la tecnologia sarà sempre più indispensabile nel calcio, soprattutto per gli arbitri?
La tecnologia è importante, io vengo dai tempi in cui si metteva in dubbio che gli arbitri volessero un ausilio tecnologico, gli arbitri di certo non vorrebbero mai sbagliare quindi ben venga la tecnologia se serve a portare giustizia, bisogna avere il coraggio di applicarla, senza per forza penalizzare gli arbitri che continuano e continueranno a fare errori