Giugliano, imprenditori costretti a pagare il “pizzo” al clan Mallardo: sette arresti

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Un nuovo colpo alla camorra nell’hinterland napoletano. All’alba di oggi, 15 gennaio, sette persone sono state arrestate nel comune di Giugliano in Campania, accusate di appartenere al clan Mallardo, uno dei gruppi criminali di vertice dell’Alleanza di Secondigliano.

Giugliano, imprenditori costretti a pagare il “pizzo” al clan Mallardo: sette arresti

 

Gli arrestati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante di aver agito per favorire il clan e sfruttando la forza intimidatoria derivante dalla loro appartenenza alla camorra. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) e eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Per quattro degli indagati è stato disposto il carcere, mentre altri tre sono stati posti agli arresti domiciliari.

Le indagini hanno ricostruito un sistema estorsivo consolidato, che vedeva gli imprenditori attivi nella zona di Giugliano costretti a versare somme di denaro per poter proseguire le proprie attività. I soldi raccolti finivano in una “cassa comune” gestita dal clan, utilizzata per sostenere gli affiliati detenuti e per effettuare operazioni speculative e investimenti.

La situazione di assoggettamento e intimidazione creata dal clan costringeva le vittime a piegarsi alle richieste economiche, pena il rischio di ritorsioni o l’impossibilità di lavorare in tranquillità.

Chi sono gli arrestati

 

A finire in manette sono Mauro Moraca, classe 1979; Francesco Mallardo, classe 1972 detto “0 marmularo”; Giuseppe Mallardo, classe 1959; Maria Domenica Mallardo, classe 1983, soprannominata “Miriam”; Umberto Mallardo, classe 1981; Felice Coletta, classe 1987, di Mugnano; Caterina Poziello, classe 1944; Emanuele Russo, classe 1996. Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Luigi Poziello e Marco Sepe.

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