Pizzo a Giugliano, costretti a cedere i lavori a ditta del clan o a versare soldi: il “sistema Mallardo”

clan mallardo

Con i 7 arresti di questa mattina, gli uomini della Dia hanno smantellato la “mano” estorsiva del clan Mallardo. A finire in manette sono stati Mauro Moraca, Francesco Mallardo, “0 marmularo”; Giuseppe Mallardo, Maria Domenica Mallardo, soprannominata “Miriam”; Umberto Mallardo, Felice Coletta, Caterina Poziello e Emanuele Russo. Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Luigi Poziello e Marco Sepe.

Pizzo a Giugliano, costretti a cedere i lavori a ditta del clan o a versare soldi: il “sistema Mallardo”

Sono diversi gli episodi di estorsione o tentata estorsione riportati alla luce dopo anni di indagine da parte della DDA. Mauro Moraca, Giuseppe Mallardo e Umberto Mallardo, secondo le autorità, avrebbero agito in concorso tra loro per costringere imprenditori locali ad affidare lavori edili alla ditta “Vittoria Costruzioni SAS”, di proprietà di Giuseppe Mallardo.

Le indagini hanno ricostruito i dettagli delle azioni criminali, che si sarebbero svolte tra dicembre 2019 e febbraio 2020. Nello specifico le minacce erano dirette a un proprietario di alcuni immobili situati in vico Giuglianiello, e a due imprenditori edili. Il proprietario dell’appartamento di via Giuglianiello aveva inizialmente commissionato i lavori di costruzione di alcune mansarde ai due imprenditori, ma è stato costretto, attraverso pressioni e minacce, a riassegnare il progetto alla società di Mallardo.

Le minacce consistevano nel far percepire alle vittime che i lavori avrebbero dovuto essere affidati “per forza” alla ditta designata dagli indagati, ottenendo così un ingiusto profitto pari al valore dei lavori edili.

Tentata estorsione a Giugliano

Un altro episodio risale al settembre 2020 quando un uomo del clan si sarebbe presentato presso un immobile situato in vico Cargetti a Giugliano, zona via Cumana, dove erano in corso lavori di ristrutturazione richiedendo il pagamento di una somma tra i 4.000 e i 5.000 euro come condizione per consentire la prosecuzione dei lavori.

La minaccia, diretta in modo inequivocabile, aveva l’obiettivo di costringere la vittima a consegnare la somma di denaro. Tuttavia, l’evento non si è concretizzato grazie all’intervento di Mauro Moraca e Caterina Poziello. Quest’ultima, parente della vittima e affiliata al clan Mallardo, avrebbe scoperto il tentativo di estorsione e, insieme a Moraca, sarebbe intervenuta per impedire che il reato venisse portato a compimento.

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