Un piano per ammazzare il cantante Raffaello. Dietro c’erano gli “scusuti”

Napoli. Volevano farlo fuori, punirlo per l’affronto che aveva fatto in un locale a Teverola, quando il cantante neomelodico, indispettito per aver perso il microfono, era andato in auto a prendere una pistola per poi sparare dentro il ristorante. Un piano già studiato nei minimi dettagli, fallito soltanto grazie all’immediato intervento delle forze dell’ordine.

Come riporta il Mattino, questa vicenda venne fuori mentre la polizia indagava su un giro di spaccio nell’area aversana. Dalle intercettazioni sui presunti pusher venne fuori che gli «scusuti», questo il soprannome della famiglia di Giuseppe Russo, nipote del boss Andrea Autieri, stavano organizzando un piano per uccidere Raffaello, il cantante che aveva «osato» sparare contro di loro per poi ferire un cameriere.

Solo grazie alla retata che portò lo stesso Russo e i suoi sodali in cella, l’agguato ai danni del cantante di Gomorra non ci fu. Tutti sono finiti dietro le sbarre per droga. Si tratta di Ermanno Bosco, 30 anni, Gennaro e Sergio Varriale, 23 e 49 anni, Olga Emendato, 21 anni, Antonietta Zebedeo, 32 anni, tutti di Aversa. Chiesta la condanna anche per Giorgio Russo, 44 anni, e per Manuel Verde, 23, di Trentola Ducenta. Il pm Giovanni Corona chiede adesso pene tra i 3 e gli 8 anni.

Una vicenda complicata, visto che il cameriere, ferito di striscio durante la sparatoria, affermò che Raffaello volle solo difendersi e che ad aprire il fuoco fu lo stesso Russo del gruppo degli “scusuti”. A dirimere i dubbi sarà soltanto la testimonianza della stessa vittima, che sarà sentito in aula. Per il momento è attesa la sentenza per gli otto imputati che hanno chiesto il giudizio abbreviato.

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