Da Mimì Ferrara a Nicola Perillo, quando il calcio porta “sfortuna” ai camorristi

Napoli. Il primo a cadere in trappola per colpa di una partita fu Michele Zaza, il re del contrabbando di sigarette. Chiese al figlio come fosse andata a finire una storica partita scudetto come Roma-Juventus e grazie a quell’intercettazione venne scovato e arrestato in Francia,  a Nizza, nel 1989.

Ma dopo Michele ‘o Pazzo sono tanti, soprattutto negli ultimi tempi, i camorristi arrestati durante una partita di pallone. Segno che il tifo per la propria squadra del cuore non porta bene ai malavitosi.

Lo scorso 18 febbraio è toccato a Mimì Ferrara, storico boss di Villaricca. 150 militari accerchiarono la sua roccaforte nel parco ‘Mondo nuovo’, dove c’è la casa bunker della famiglia camorristica. Mimì era seduto in salotto a guardare Napoli-Villareal, sfida valida per l’Europa League.

Il 17 aprile scorso, invece, fu una partita di campionato, Napoli-Inter, a segnare la fine della latitanza di Roberto Manganiello, boss dei Marino, cosca degli Scissionisti. Il 35enne si nascondeva all’interno di un’abitazione di Via Lampitelli ad Orta di Atella. Non oppose resistenza e si consegnò subito alle forze dell’ordine.

L’ultimo caso, infine, risale a ieri. Nicola Perillo, considerato l’attuale reggente del clan D’Alterio-Pianese di Qualiano, è stato sorpreso dai militari dell’Arma in un’abitazione di Villaricca mentre guardava in compagnia il match Svezia-Italia. L’uomo dopo le formalità di rito in Caserma è stato condotto in carcere per scontare una condanna al 416 bis.

 

 

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