Camorra, dalla scissione con i Sarno alla guerra con i De Micco. Ecco i retroscena sul clan D’Amico

Napoli. Maxi-retata contro la camorra di Napoli Est questa notte. A finire in manette 89 indagati: 75 in custodia in carcere e 14 agli arresti domiciliari ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, con l’aggravante delle finalità mafiose.

La scissione dai Sarno. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione camorristica operante nel quartiere Ponticelli di Napoli e località Caravita del comune di Cercola, facente capo alla famiglia D’AMICO (“fraulella”), insediata nel parco Conocal di via Sambuco, che, nel corso degli ultimi anni, e, in particolare, con la cessazione del dominio incontrastato del clan SARNO, a partire dall’estate del 2009, si è affermata come gruppo autonomo, scontrandosi ed alleandosi con altre organizzazioni criminali che, approfittando del momentaneo vuoto di potere, hanno cercato di imporsi sul territorio.

Le donne al potere. Iniziali promotori ed organizzatori del clan sono i fratelli D’AMICO, Antonio e D’Amico Giuseppe, entrambi già appartenenti al clan SARNO, affiancati, dai cognati PERRELLA Ciro ed ERCOLANI Salvatore. La guida del clan è stata assunta dalle donne della famiglia D’AMICO, in particolare da D’AMICO Nunziata, sorella di Antonio e Giuseppe, e da SCARALLO Anna, moglie di D’AMICO Antonio. D’AMICO Nunziata che, nell’ottobre 2015 è stata vittima di un agguato, condotto e realizzato con le modalità particolarmente violente che generalmente vengono riservate ai boss di camorra.

Le conversazioni ascoltate per quasi un anno all’interno dell’abitazione di D’Amico Nunziata, punto di riferimento del clan e luogo nel quale tutte le decisioni sono state prese e gli episodi commentati, hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan, con attribuzione precisa dei ruoli a ciascuno degli indagati, e di comprendere come la famiglia D’Amico abbia, attualmente, un controllo del territorio capillare, dalle piazze di spaccio alle estorsioni, dalla gestione degli immobili popolari a quella delle pulizie negli stabili del parco, controllo che conserva grazie alla particolare spregiudicatezza e pericolosità degli affiliati, soprattutto di quelli più giovani, ed alle loro capacità militari nonché ad una grossa disponibilità di armi, maneggiate anche da soggetti che, in alcuni casi, non hanno compiuto 1O anni di età.

La faida con i De Micco. La dimostrazione della pericolosità degli affiliati è fornita dalle modalità di azione e reazione nella faida con il clan De Micco, che si avvale, al pari del clan D’Amico, di giovani leve altrettanto ostinate e decise a non farsi prevaricare. Le telecamere hanno consentito di assistere a continui raid armati all’interno del Conocal, attuati per il controllo delle piazze di spaccio -i cui gestori sono “costretti” a corrispondere la quota ad entrambi i clan-, o, semplicemente, allo scopo di dimostrare la propria forza colpendo l’avversario o persone vicine e le conversazioni ascoltate nell’abitazione di D’Amico Nunziata hanno permesso di comprendere le modalità con le quali sono state organizzate e attuate le risposte alle azioni di fuoco nemiche.

Alle origini della faida vi è il lucrosissimo controllo delle piazze di spaccio sul territorio di Ponticelli, e di Caravita del Comune di Cercola, attuato mediante l’imposizione della “quota” e la fornitura della sostanza stupefacente. Le intercettazioni ambientali all’interno dell’abitazione di Nunziata D’Amico, le intercettazioni telefoniche e le immagini delle telecamere installate nel parco Conocal, hanno consentito di accertare anche l’operatività di 11 piazze di spaccio di marijuana e cocaina attive in Napoli – Ponticelli, organizzate con meccanismi di turni fissi e cambi sul posto e di mettere in luce il potere del clan nella gestione degli immobili popolari, utilizzata per finalità di controllo del territorio attraverso l’assegnazione a titolo oneroso degli alloggi a soggetti riconducibili   all’organizzazione  e  l’allontanamento  coatto di  persone indesiderate (tra cui gli appartenenti alle famiglie di collaboratori di giustizia), nonché di ricostruire le alleanze criminali con altre organizzazioni camorristiche (gruppo ex clan Sarno” attivo in Napoli- Ponticelli e clan “Ricci” attivo in Napoli ai Quartieri Spagnoli).

Inoltre, il provvedimento cautelare riguarda anche alcuni degli indagati accusati di aver partecipato, quali mandanti ed organizzatori, all’omicidio di Alessandro Malapena, commesso il 27 agosto 2013 in Napoli Ponticelli, per il quale sono stati già condannati gli esecutori materiali D’AMICO GIUSEPPE, LAURIA GAETANO E FAVAROLO GIOVANNI, nonché il ferimento con colpi di arma da fuoco, avvenuto a Cercola il 13.7.2014, di CAPUTO Gaetano, giovane contiguo al clan. Grazie alle attività di intercettazione ambientale in data 23.3.14 è stato catturato il latitante ERCOLANI Salvatore.

Coinvolto nelle indagini e sottoposto alla misura cautelare è anche un medico dell’ASL Napoli 1, che ha redatto un falso certificato in favore di una esponente dell’organizzazione, al fine di consentirle di recarsi a colloquio con il marito, detenuto ad Oristano, nonostante fosse sottoposta alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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