Piazze di spaccio contese o già nelle mani di giovani senza scrupoli, capaci di imporsi in territori difficili che, soltanto fino a pochi anni fa, erano sotto la giurisdizione di clan storici come i Nuvoletta, i Polverino e i Di Lauro. L’influenza dell’ala scissionista di Marano, quella guidata da Mario Riccio, alias Mariano, catturato qualche settimana fa in un appartamento di Qualiano, era cresciuta a dismisura negli ultimi tempi.
Non solo a Marano, città in cui sono nati e cresciti gran parte dei gregari del giovane e spietato boss, ma anche Mugnano, Melito, dove gli uomini del clan Amato-Pagano erano comunque già attivi da diversi anni. I sodali di “Mariano”, perlopiù pusher cresciuti all’ombra dei vecchi padrini ma sempre con ruoli piuttosto marginali, si erano sistemati in un ideale “triangolo” composto da tre città: appunto Marano, Mugnano e Melito. Non si erano fermati nemmeno dopo l’arresto di Riccio e del suo erede designato, Gennaro De Cicco, anch’egli assicurato alla giustizia poco meno di un mese fa.
Mire espansionistiche, sete di rivincita e voglia di compiere un ulteriore salto di qualità potrebbe esser costate care ai “guagliuni” di Marano, una trentina in totale, agguerriti e tutti accomunati da un unico tratto distintivo: la spavalderia. Uno di questi ragazzi, Andrea Castello, ammazzato pochi giorni fa a Casandrino, aveva avuto il compito di gestire una piazza di spaccio a Melito; altri due componenti della gang, di cui si sarebbero perse le tracce nelle ultime ore, erano stati dirottati a Mugnano. Antonio Ruggiero, il ragazzo di cui è stata denunciata la sparizione (amico di lunga data di Castello), e un manipolo di suoi giovanissimi sodali – secondo gli inquirenti – erano invece molto più presenti nella loro città di origine, nei vicoli e nelle piazze finite ormai da diversi mesi – a seguito dell’indebolimento dei Polverino – nella sfera di influenza degli Amato-Pagano.