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L’intero sistema di spaccio è raccontato dai collaboratori di giustizia. All’interno del gruppo attivo nel settore della droga, Claudio e Giggino o’ fesso, che avevano il compito di raccogliere le puntate, organizzano i trasporti ed occupassi della distribuzione, mentre Vittorio Maglione detto “mas’ stuort'” Francesco Maglione, si occupavano delle trattative. A monte però c’è una raccolta di denaro che veniva affidata ad un personaggio. Raccolta la somma necessaria, che ammontava ogni volta a più di un milione di euro, si organizzava il viaggio. Generalmente ogni tre mesi. Giunto il carico si avviava la distribuzione e lo smistamento. Non tutta la droga veniva però distribuita. I 40-50 chili che avanzavano venivano conservati in alcuni depositi. Spesso si utilizzavano persone anziane o disoccupati incensurati ai quali clan passava circa trecento euro a settimana. La vendita all’ingrosso avveniva lungo la circonvallazione. Il tutto veniva gestito da gregari appuro perché i capi, Ferrara e Cacciapuoti, non avevano mai contatti diretti con i diversi affiliati. Anzi il sistema andava avanti con le cosiddette “imbasciatelle”. Pur di non incappare in indagini i boss utilizzavano insospettabili, come commercianti, donne o anziani, un carpentiere, un pescivendolo, un parente. I carichi invece arrivavano in camion vicino al cimitero di Villaricca, un altro nei pressi del mercato delle pulci e si trattava di un vero e proprio deposito di tir. Insomma il clan Ferrara secondo la Dda è attivo nel settore della droga in particolare di hashish e cocaina.