Napoli. I clan dell’Alleanza di Secondigliano comandano ancora. Altro che arresti eccellenti e blitz delle forze dell’ordine. Nonostante il 41 bis riservato ai principali boss delle tre cosche che compongono il cartello criminale più feroce dell’area nord – Mallardo, Contini e Licciardi -, lo strapotere economico e militare delle tre cosche è ancora forte. A rivelarlo è il pentito Mario Lo Russo, secondo fratello dei “Capitoni” a passare dalla parte dello Stato dopo Salvatore e prima di Carlo.
Secondo quanto riportato dal giornalista Fabio Postiglione sul Corriere del Mezzogiorno, Mario ha spiegato il nuovo scenario della camorra a nord di Napoli alla pm Ida Teresi della Dda in un interrogatorio reso recentemente. Il secondo pentito del clan dei “Capitoni” ha addirittura rivelato un incredibile retroscena: un summit di camorra nel carcere dell’Aquila tra i principali esponenti delle tre cosche per dettare ordini dall’esterno e ristabilire nuove gerarchie criminali dopo gli sconvolgimenti dettati dalle faide interne e dai colpi inferiti dalla magistratura.
“Dottoressa -ha spiegato Mario – è un problema dovuto alle strutture carcerarie. Conosco Nicola Rullo, come un uomo di vertice del clan Contini e con lui sono stato recluso al carcere duro all’Aquila. Di fronte a me c’era Giuseppe Mallardo ed è lì che ci parlavamo… Certo che potevamo parlare – spiega Lo Russo dopo la domanda del pm su come ciò potesse avvenire in regime di 41 bis -. Avevamo le celle una accanto all’altra, o di fronte, e ci potevamo dire di tutto. Trasmetterci messaggi, ordini e notizie”.
Poi una rivelazione sull’attuale stato dei rapporti tra i clan dell’area nord: “Voglio chiarire che per tutti noi i clan Contini e Mallardo sono ancora uniti, una sola cosa. Noi siamo le famiglie camorristiche napoletane più forti. I Lo Russo, i Licciardi, i Contini e i Mallardo. Sono stato in carcere dal 1991 al 1998. Libero per un anno. Poi in carcere dal 1999 al 2013 e libero fino al marzo del 2014. Quando fu fondata l’Alleanza di Secondigliano che sconfisse i Misso, i Giuliano e i Mariano, io ero in carcere. Accanto ai boss storici quali Eduardo Contini, Patrizio Bosti, Ciccio Mallardo, Salvatore Botta, Egidio Annunziata, c’era mio fratello Giuseppe come componente e capo dei Lo Russo. Per i Licciardi c’erano i fratelli Vincenzo, Pietro, Maria e i nipoti Pierino e Giovanni. Negli ultimi tempi il rapporto tra Patrizio Bosti, Ciccio Mallardo ed Eduardo Contini è lo stesso di decenni fa: sempre uniti”.
Lo scenario descritto da Mario Lo Russo appare compatibile con le ricostruzioni investigative degli ultimi mesi, che hanno confermato, ad esempio, un incontro tra Ciccio Mallardo ed il nipote Ettore Bosti a Sulmona, nella casa del boss dei Mallardo. Ciccio ‘e Carlantonio, prima di essere arrestato lo scorso 16 novembre 2015, incontrava i vertici dei clan alleati per studiare nuove strategie e investimenti come la gestione dei garage e delle imprese di pulizie, e di come assicurare lo stipendio alle famiglie dei detenuti. E li incontrava non da pari, ma come capo indiscusso.
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