Omicidio di camorra, arrestato il boss del clan. Per lui 30 anni di carcere

Torre del Greco. Nella mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno posto in esecuzione un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di CHIERCHIA Alfonso – già capo dell’omonimo sodalizio criminale, oggi alleato con il clan “Gionta”, organizzazioni camorristiche operanti sul territorio di Torre Annunziata-  per il reato di omicidio, commesso nel 1999 in Torre Annunziata, nei confronti di Aurelio Venditto (membro del clan dei “bicchierini”, federato al clan dei Limelli Vangone) e per il conseguente tentato omicidio di Natale Russo, persona che si accompagnava al VENDITTO.

L’ordinanza cautelare è stata richiesta ed emessa in seguito alla condanna del CHIERCHIA per i reati suddetti ad anni 30 di reclusione, pena irrogata dal GIP del Tribunale di Napoli in data 14.09.2016 in sede di giudizio abbreviato. La citata misura cautelare è stata applicata in base agli elementi probatori, acquisiti nel corso delle indagini, che hanno permesso di individuare in CHIERCHIA Alfonso, DEL LAVALE Aldo (già affiliato al clan CHIERCHIA e successivamente collaboratore di giustizia), SANNINO Franco e DI DATO Salvatore – questi ultimi due killer del clan “Birra” e già destinatari di misura cautelare in carcere- gli autori dell’azione criminosa.

L’omicidio, secondo quanto accertato in sentenza, risulta ascrivibile al clan CHIERCHIA ed è riconducibile alla volontà di CHIERCHIA Alfonso di vendicare l’uccisione di IZZO Patrizio (cognato dei fratelli CHIERCHIA) con il quale aveva avuto dei diverbi concernenti il traffico di droga. Il delitto veniva, quindi, deliberato ed organizzato dai citati esponenti verticistici del clan “Chierchia” ed eseguito dagli alleati del clan “Birra”, ovvero da SANNINO Franco (nipote del capo clan Birra Giovanni) e da DI DATO Salvatore, con la compartecipazione di DEL LAVALE Aldo, il quale svolse il ruolo di recupero dei killer, agevolandone la fuga. L’omicidio del VENDITTO Aurelio ricadeva nell’ambito della stretta alleanza già all’epoca esistente tra il clan “Chierchia” ed il clan “Birra-lacomino”.

La sentenza di condanna e la successiva ordinanza cautelare in carcere sono state emesse grazie alle fondamentali dichiarazioni rese dal SANNINO Franco (esecutore materiale del citato omicidio) che nel febbraio 2016 decideva di collaborare con la giustizia, confermando il suo ruolo di esecutore materiale dell’omicidio del VENDITTO (unitamente al Di Dato) e dettagliando in maniera minuziosa anche i singoli ruoli degli imputati, in particolare quello di CHIERCHIA Alfonso in qualità di mandante.

Il gip di Napoli ha condannato, in particolare:

  • Chierchia Alfonso a 30 anni di reclusione
  • Di Dato Salvatore a 30 anni di reclusione
  • Sannino Franco a 14 anni di reclusione
  • Del Lavale Aldo a 14 anni di reclusione

 

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