Casoria/Arzano, nei guai quattro vigili urbani. Ecco cosa hanno fatto

Casoria. Avrebbero reso dichiarazioni false al pubblico ministero per sviare le indagini della Procura. Tutto con l’intento di favorire una collega, agente della Polizia Municipale, indagata e agli arresti domiciliari per aver tentato di corrompere un tecnico del comune di Casoria. In data odierna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri della Tenenza di Arzano hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di quattro appartenenti alla polizia municipale di Arzano per il reato di depistaggio.

In particolare, è stata emessa una misura cautelare di custodia in carcere e tre divieti di dimora.  La vicenda oggetto del citato provvedimento restrittivo trae origine da altro procedimento penale, nel quale una vigilessa urbana veniva sottoposta alla misura degli arresti domiciliari per aver posto in essere un’istigazione alla corruzione nei confronti di un tecnico comunale di Casoria per fatti connessi alla realizzazione di opere abusive presso un fabbricato di sua proprietà sito a Casoria.

Nell’odierna vicenda processuale -.che vede coinvolti, a vario titolo, i quattro indagati -trova applicazione la fattispecie di reato c.d. di “depistaggio”, introdotta da una recentissima disposizione normativa (arti della L. 11 luglio 2016 n. 133). La finalità della norma è quella di tutelare, in concreto, il buon funzionamento della giustizia sia nella fase delle indagini – come nel caso di specie- sia nella fase processuale di formazione della prova.  In particolare, è stata ritenuta non veritiera la versione fornita al Pubblico Ministero da tre appartenenti alla polizia – alternativa a quella riferita dal tecnico comunale -essendosi palesata, secondo l’ipotesi accusatoria, quale evidente frutto di un preventivo accordo intercorso tra i vigili urbani per favorire la loro collega.

L’applicazione della fattispecie in argomento alle condotte poste in essere dagli indagati trova la sua ragion d’essere nella qualifica di pubblico ufficiale rivestita dagli stessi, i quali sono stati sentiti – su istanza della difesa della vigile urbana agli arresti domiciliari per istigazione alla corruzione – su fatti concernenti la loro attività istituzionale, svolta nell’ambito dell’Ufficio dei VVUU di Arzano.

Gli indagati, secondo il grave quadro indiziario emerso nei loro confronti dalle indagini, invece di collaborare con I’Autorità Giudiziaria, fornendo un’esatta e reale ricostruzione della vicenda che vedeva protagonista la vigile – pur potendo fornire informazioni veritiere (eventualmente anche a favore di quest’ultima) – disattendendo il dovere di lealtà e di collaborazione derivante dal fatto di rivestire l’incarico di pubblico ufficiale – sviavano le indagini per alleggerire la posizione processuale della collega, che è risultata mandante delle condotte per cui si procede.

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