Un clamoroso errore di persona, che ha determinato – per ben 44 giorni – l’incarcerazione di un 25 enne che è risultato poi essere completamente estraneo ai fatti. Quarantaquattro giorni trascorsi dietro le sbarre del carcere di Secondigliano, prima che una perizia tecnica riuscisse a fare luce sulla vicenda. Carmelo Aprea non c’entra nulla con l’omicidio di Giovanni Bottiglieri, elemento di spicco del clan Cuccaro, ucciso lo scorso 23 novembre all’interno di un centro scommesse di Barra. Aprea, scarcerato l’altra notte su decisione del tribunale del Riesame, era ritenuto dagli inquirenti lo “specchiettista” del killer che aveva ammazzato Bottiglieri.
A lui i carabinieri erano arrivati attraverso la visione dei filmati del sistema di videosorveglianza del centro scommesse: immagini che avevano evidenziato la straordinaria somiglianza tra lo stesso Aprea e un giovane con la barba ripreso nei filmati, al quale gli inquirenti avevano attribuito il ruolo di colui che aveva avvisato il killer circa la presenza della vittima nel locale teatro dell’agguato.
A distanza di oltre 44 giorni, il tribunale del Riesame ha disposto la scarcerazione di Carmelo Aprea, accogliendo le tesi dell’avvocato Saverio Campana. Tesi che si basano, essenzialmente, su una perizia antropometrica condotta dall’architetto Marco Margiotta, tecnico incaricato dalla difesa. Sono due gli elementi più significativi portati all’attenzione del Riesame: l’assenza di tatuaggi in stile maori-polinesiano, ben visibili sugli avambracci di Aprea ma non impressi invece sul corpo del presunto “specchiettista”; la notevole differenza di statura (almeno dieci centimetri) tra Aprea e l’uomo ritratto nei filmati. Elementi che hanno fugato ogni dubbio.
Le ipotesi investigative erano avvalorate anche da alcune intercettazioni ambientali, dove si fa riferimento a due persone (“Recchiolone e il “Parente) che, per motivi di vendetta, avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio Bottiglieri. Secondo le ipotesi investigative, l’uomo individuato come il “parente” sarebbe Carmelo Aprea, cognato di Ciro Abrunzo, alias ‘o cinese, morto in un agguato nel luglio del 2012. Circostanza che avrebbe costituito il movente dell’omicidio.