Marano, il pentimento di Iovine e l’affaire cimitero. Ambienti della politica e dell’imprenditoria col fiato sospeso

Il “ninno” di Gomorra, Antonio Iovine, sta cantando. E anche a Marano, città in cui per anni hanno operato (per grandi appalti pubblici) molte aziende ritenute in qualche modo vicine alle fazioni dei Casalesi, si torna a tremare. I segreti dei politici collusi, i fiancheggiatori, i nomi degli imprenditori in odor di mafia potrebbero essere svelati da qui a qualche mese.

Rumors, indiscrezioni ne circolano già tante in città e non certo da poco tempo. Il lavoro dei magistrati è già a buon punto sull’affaire cimitero. Un’inchiesta che vede tra gli indagati anche i fratelli Mastromimico di San Cipriano d’Aversa, titolari della ditta chiamata ad effettuare i lavori d’ampliamento del civico camposanto. Scarcerati di recente (sono cadute le esigenze di custodia cautelare), saranno chiamati – in una delle prossime udienze – proprio al faccia a faccia con il padrino di Casal di Principe.

Intanto, dopo l’avvicendamento degli amministratori giudiziari (a Lucio Spanò è subentrata una triade di custodi giudiziari), qualcosa sembra esser cambiato almeno per quel che concerne la gestione delle somme ritrovate sui conti correnti delle ditte a loro intestate.

Fondi che fino a pochi mesi fa potevano essere gestiti direttamente da Spanò,  e quindi utilizzabili per coprire eventuali ammanchi riferiti al cantiere di Marano, e che sembrano esser ritornati ora nella piena disponibilità dei due imprenditori. Ogni eventuale scelta in tal senso sarà frutto – d’ora in avanti e inchieste giudiziarie permettendo –  di un’azione sinergica tra i titolari della ditta e i tre amministratori indicati dalla Procura.

Sul fronte lavori, intanto, tutto procederebbe secondo il crono-programma fissato nei mesi scorsi (i primi loculi dovrebbero essere consegnati a novembre), ma il bailamme, il clima di incertezza, paura e instabilità derivante dal pentimento di Iovine sta generando il suo bell’effetto anche a Marano, dove non sono in pochi – anche tra tecnici e funzionari – ad aver avuto e ad avere la tentazione di mollare tutto.

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