Giugliano, batosta per i rapinatori del clan Mallardo

Giugliano. Ancora una batosta per la mala giuglianese. Arrivano le condanne in primo grado per il gruppo di rapinatori ritenuti vicini al clan Mallardo. Alla sbarra c’era tutta la batteria del Selcione. Secondo l’accusa avrebbero assicurato una quota delle rapine proprio alla cassa comune dei Mallardo contribuendo così alle spese della cosca e convincendo i capi a lasciarli fare. Il blitz risale al 2013. sotto la lente d’ingrandimento dell’Antimafia finirono anche altre attività che secondo gli inquirenti sarebbero state legate in qualche modo al business illecito della cosca.

Condanne pesanti per alcuni imputati anche se solo per i principali c’è anche il 416 bis. Domenico Pirozzi alias Mimi ‘o Pesante (in foto) è stato condannato a 19 anni di reclusione; Micillo Domenico a 16 anni; Giuliano Gracco a 14; Renato Caccapuoti 13 anni; Domenico Cimmino 13 anni e 6 mesi; Giovanni D’Alterio 13 anni; Nicola Felaco a 12 anni;Raffaele Smarrazzo a 5 anni; Domenico Basile a 3 anni. Assolti tutti gli altri coinvolti.

Nello stesso processo Gioacchino Nardi – difeso dagli avvocati Marco Sepe e Sabato Graziano – proprietario della discoteca Remake è stato invece assolto. Con questo processo si chiude la spirale nella quale era stato coinvolto già nel processo Puca che pure si è conclusa con un nulla di fatto. Era accusato di intestazione fittizia della discoteca Remake. Assolti per il reato di associazione a delinquere e intestazione fittizia anche i fratelli Ferrara, Massimiliano e Giuseppe Pietro difesi dall’avocato Antimo D’Alterio, titolari dell’hotel Marcantonio.

Pirozzi, Mimi ‘o Pesante, fu ritenuto all’epoca dell’arresto organizzatore ed esponente apicale dell’associazione per delinquere e con gli altri affiliati era dedito all’organizzazione e alla realizzazione di rapine presso istituti di credito e postali eseguite mediante la tecnica del buco così da consentire allo stesso clan di trarre ingenti profitti.

Le rapine contestate sono all’ufficio postale di Villaricca dove entrarono attraverso un foro nel pavimento riuscendo a portare via oltre 35mila euro. O ancora il colpo all’unicredit di piazza Annunziata dove sempre grazie a uno scavo sotterraneo entrarono armati di pistola. La tecnica era quella di utilizzare come punto di partenza per lo scavo un appartamento o un box di fianco l’istituto preso di mira e in genere di proprietà di uno della banda.

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