Passa in commissione bilancio il maxi-emendamento all’art.5 della legge di Stabilità della Regione Campania. Vengono definiti i nuovi criteri di attribuzione delle pensioni ai consiglieri regionali. E scoppia subito la polemica. Con un accordo tra centrodestra e centrosinistra, domani verrà approvato in consiglio regionale una norma che cammuffa il vitalizio dietro un nuovo sistema contributivo. Si va in pensione dopo soli 5 anni di legislatura, a partire da 65 anni (ridotti di un anno per ogni anno di mandato oltre il quinto). A versare i contributi per i consiglieri saranno per l’8, 80 per cento i consiglieri stessi, per il 24, 2 il Consiglio Regionale (cioè i cittadini).
Un componente dell’assemblea, così, si troverà dai 65 anni a percepire un piccolo vitalizio da 700 euro per essersi seduto tra i banchi dell’assise cinque anni appena. 1500 se è stato rieletto per altri cinque anni. A beneficiare della norma, poi, a partire dal 2005, sono anche gli assessori della giunta. Un sistema che avvicina gli “onorevoli” campani ai dipendenti del Parlamento, anche perchè l’aliquota contributiva che i componenti dell’assemblea devono versare è inferiore a quella che devono versare normalmente gli altri dipendenti italiani (pari a 9,1 dell’imponibile sulla propria retribuzione). Uno squilibrio che fa gridare i cittadini all’ennesimo regalo di Natale fatto alla “casta”.
E mentre tutti i consiglieri interpellati si trincerano dietro un eloquente “no comment”, l’unica ad opporsi alla norma è stata la capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Valeria Ciarambino: “La legge di stabilità è un’accozzaglia di privilegi a beneficio della casta e di caudeu dispensati ai soliti amici degli amici. La Campania tra l’altro è l’unica Regione a non essersi minimanente adeguata all’ordine del giorno votato all’unanimità dell’assemblea della conferenza dei presidenti dei Consigli regionali che prevedeva la decutarzione del 40 per cento in caso di doppio vitalizio. De Luca si proclama re dell’anti-casta ma è il re della casta”.