Marano, il giallo delle “porte chiuse” al Comune e la relazione di un vigile urbano

Porte chiuse al Comune e scoppia una nuova polemica. Le porte in questione sono quelle piazzate (ormai da qualche mese) nell’area che un tempo fungeva da mini-corridoio e che immetteva nella sala giunta, in quella del sindaco e in quella per gli staffisti. L’episodio risale allo scorso 18 giugno e vede protagonista un sottotenente dei vigili urbani del Comune.

Sono le 12,15 circa – come riportato in un’annotazione dei servizio sottoscritta da Vittorio D’Andrea – e il sottotenente, in servizio presso la sede comunale del corso Umberto, in qualità di addetto alla vigilanza e all’ordine pubblico, dovendo entrare nell’atrio antistante ai vari uffici, si accorgeva che le due porte d’accesso erano entrambe chiuse a chiave dall’interno. Analoga situazione, ovvero riferite all’impossibilità di accedere ad alcune stanze dell’Ente e che sarebbero dettate da motivi di privacy e di ordine pubblico, erano già state segnalate da diversi cittadini, che quotidianamente si recano al Comune per incontrare o essere ascoltati da funzionari e pubblici amministratori.

L’altro giorno però la storia prende una piega leggermente diversa. La riportiamo, integralmente, così come viene raccontata nell’annotazione di servizio firmata dal vigile urbano in questione. Allo stesso modo ci regoleremo se le persone citate nella richiamata annotazione di servizio intenderanno dire la loro sull’accaduto. “Poiché il sottoscritto, trattandosi di chiavi universali, per motivi di sicurezza pubblica ne possiede una, ha aperto la porta adiacente al bagno e, recandosi all’interno della stanza dove è destinato lo staff del sindaco, incontrava in prima battuta il signor Di Napoli Michele, di cui lo scrivente non è a conoscenza del ruolo ufficiale che ricopre; lo scrivente trovava anche l’assessore al Personale e l’assessore alla Polizia Municipale. All’invito del sottoscritto a lasciare le porte aperte, per motivi di sicurezza, gli veniva risposto dall’assessore al Personale quale fosse il motivo per cui si fosse recato all’interno.

La risposta dello scrivente è stata: per comunicazione urgente e per la qualifica che riveste. L’assessore al Personale – sempre secondo quanto riportato nell’annotazione di servizio – replicava affermando che il sottoscritto poteva anche telefonare per avere l’accesso. Il sottoscritto portava a conoscenza dei presenti che per Legge è impossibile tenere la porta chiusa poiché all’esterno della stessa vi è un ufficiale di pubblica sicurezza preposto per tale compito ed anche perché, al di là delle due porte, insistono diversi uffici atti anche a ricevere il pubblico.

Lo scrivente dichiara di aver anche affermato ai presenti che lo stabile di corso Umberto non è a norma poiché sfornito anche di un’uscita di sicurezza o scala d’emergenza, così come previsto dalle normative vigenti e che la nostra presenza è quella della tutela della pubblica incolumità di tutti e non quella di fare gli uscieri. L’assessore al Personale rispondeva: “fai quello che vuoi”. Lo scrivente avvertiva verbalmente il dirigente, dottor Luigi De Biase, e si recava al Comando per relazionare in merito”.

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