Contestualmente, il Comune ha manifestato (con un atto formale di giunta) il proprio interesse per l’acquisizione di un altro bene, appartenuto invece a un pezzo da novanta della camorra locale: quell’Armando Del Core, alias ‘o pastore, balzato agli onori delle cronache per essere stato uno degli assassini di Giancarlo Siani. Situato in via Recca, l’immobile in questione sarà utilizzato – secondo quanto riportato nella delibera di giunta – per il reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati o per emergenze abitative. A Marano, roccaforte storica dei clan Nuvoletta e Polverino nonché città che ha dato i natali alla famiglia del boss scissionista Mario Riccio, si contano più di cento beni confiscati alla criminalità organizzata, tutti equamente suddivisi tra ville, terreni e negozi. Alcuni sono stati affidati al Consorzio Sole; altri – specie di recente – sono stati sgomberati dopo anni di immobilismo amministrativo; altri ancora saranno consegnati al Comune nell’arco di qualche settimana o mese, in particolare quelli ubicati in via Marano-Pianura.
Un patrimonio enorme, tra i più cospicui dell’intera provincia di Napoli, non sempre sfruttato a dovere e che dovrà essere reimpiegato per i fini sociali previsti dalla legge Rognoni – La Torre. Tra questi, la villa bunker appartenuta al superboss Giuseppe Polverino, alias ‘o Barone, che ha già fatto registrare l’interesse del Ministero all’Istruzione e alla Ricerca. E ancora: le mega ville di via Marano-Quarto, occupate per anni dai rampolli della famiglia Simeoli, imprenditori edili tra i più noti del’area a nord di Napoli, finiti a più riprese nel mirino della magistratura napoletana poiché ritenuti affiliati al clan Polverino. Passi in avanti, dunque, compiuti dopo anni di denunce mediatiche e anche grazie all’avvento in città di un commissario straordinario, il prefetto Gabriella Tramonti, del consulente legale per i beni confiscati, l’avvocato Saverio Griffo, confermato anche dall’attuale sindaco Angelo Liccardo.