Una storia travagliata quella del cimitero comunale di Marano di via Vallesana. Dopo battute d’arresto, appalti revocati e arresti eccellenti, finalmente si è a un passo dalla svolta: la struttura è pronta ai lavori di ampliamento con l’installazione di nuovi loculi.
“La situazione si sta quasi risolvendo, il collaudo è stato fatto. Stiamo aspettando che ci diano il via per i lavori che erano fermi a causa di problematiche legate alla ditta a cui erano stati affidati. A breve ci consegneranno i loculi da installare. Date precise non ce ne sono ma si inizierà a breve“. Queste le parole di Angela Riccio, responsabile dell’Ufficio Patrimonio del Comune di Marano di Napoli. La questione sembra essere arrivata finalmente ad una conclusione dopo che, al termine di un processo di primo grado, i Carabinieri di Caserta hanno dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni, società e rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato di 40 milioni di euro circa a Giuseppe e Pasquale Mastrominico, proprietari della ditta che aveva vinto la gara d’appalto per il cimitero di Marano.
IN PRINCIPIO. Il progetto per l’ampliamento del secondo lotto approvato nel 2006 venne fatto dall’allora sindaco Mauro Bertini. “Si optò per un project financing – ha raccontato a Teleclubitalia lo stesso Bertini – e la gara d’appalto per i lavori venne vinta dalla ditta “Mastrominico” per un valore di 8 milioni di euro. Dunque la Mastromimico investiva i soldi e poi li avrebbe recuperati guadagnandoci in un secondo momento grazie alla gestione delle attività cimiteriali”. Il progetto originario prevedeva nella sua parte più importante l’installazione di 3721 loculi che ad oggi non sono stati ancora installati e la gestione delle lampade votive per la ditta vincitrice. Numero, questo, dedotto da uno studio sulla mortalità rapportata al numero dei cittadini di Marano fatto dall’Università Federico II e commissionato da Bertini.
SNODO FONDAMENTALE. “Le cose cambiano durante il mandato di Salvatore Perrotta (2006-2011) – ha proseguito Bertini – dove venne snaturato il project finacing legato all’installazione dei loculi che da 3700 divengono più di 7000: un aumento che fa schizzare l’appalto da 8 a 18 milioni. A determinare i maggiori costi la divisione dei lavori: la gestione delle lampade votive, infatti, venne assegnata ad un’altra ditta. Per compensare il mancato introito, la Mastrominico aumentò il costo di ciascun loculo di circa 180 euro”. E si arriva al 2011: l’anno dell’arresto dei fratelli Mastrominico, ritenuti affiliati dagli inquirenti al clan dei Casalesi fazione Iovine. Il commissario Tramonti nel 2012 visionò la situazione e si rese conto di quanto l’appalto fosse stato enormemente gonfiato di circa 10 milioni. Così di fronte all’evidenza si propose un ritorno al progetto originario (di 8 milioni di euro con 3721 loculi e non di 18 milioni con 7 mila e passa loculi). Il ritorno al vecchio progetto, ci racconta Bertini, doveva essere curato da una commissione nominata dal commissario, prima che la palla passasse nelle mani del futuro sindaco. Cioè Angelo Liccardo.
DAL 2013 AD OGGI. “Dunque l’ultima parola per l’approvazione del ritorno al progetto originario spettava al nuovo sindaco – ha concluso Bertini -. Tuttavia finché non prendeva questa decisione i lavori proseguivano in regime di custodia giudiziale con i capitali momentaneamente confiscati utilizzati dal procuratore giudiziale secondo il vecchio progetto (quello di 18 milioni e 7 mila e passa loculi)”. Per un motivo o per un altro purtroppo il progetto originario non è mai stato approvato. Ci si trova così in una situazione paradossale in cui la struttura è stata costruita in buona parte con una capacità di portanza di almeno il doppio di quello che realmente servirebbe, con un costo dell’operato in parte inutile, che grava sulle spalle dei cittadini che hanno pagato (chi in parte e chi del tutto) molti anni addietro per acquistare i loculi che esistono ma che devono essere ancora assegnati e collaudati.