E’ stato condannato oggi in tribunale a Bergamo a 3 anni e 6 mesi un uomo di 43 anni, di Trescore Balneario, accusato di maltrattamento e uccisione di animali, in particolare gatti, e per questo ribattezzato ‘killer dei gatti’. Il giudice ha stabilito anche che al termine della pena l’uomo resti in libertà vigilata per due anni. Il pm aveva chiesto un anno e quattro mesi di reclusione.
La sentenza di primo grado arriva al termine di un lungo processo. L’uomo aveva contattato alcune donne che avevano pubblicato su internet l’annuncio di vendita di alcuni gattini. Dopo averli ricevuti, li avrebbe torturati e uccisi, postando poi le fotografie delle torture attraverso WhatsApp. L’uomo era già stato condannato lo scorso dicembre a 2 anni per stalking. Si tratta di Marco Facchinetti, 41 anni, di Trescore Balneario.
Nel corso del procedimento – dichiara Claudia Ricci, avvocato dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali), che si era costituito parte civile – abbiamo messo in risalto con la dovuta evidenza, anche grazie alla documentazione prodotta insieme all’associazione Link Italia, l’estrema pericolosità sociale dell’imputato. Attendiamo che siano rese note le motivazioni per sapere se il giudice ha accolto la nostra tesi. Certo è, comunque, che si tratta di una delle condanne più severe mai inflitte nel nostro Paese per il reato di maltrattamento e uccisione di animali”.
“Da Bergamo oggi viene lanciato un segnale importantissimo – aggiunge la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – e sono convinta che questa sentenza ha tutte le che carte in regola per fare giurisprudenza. Dall’entità della pena inflitta al “killer dei gatti” mi sembra vi sia finalmente una piena valutazione della reale portata e gravità dei delitti da lui commessi. Mi auguro che si inneschi un “effetto domino” che coinvolga tutti gli altri procedimenti giudiziari che abbiano ad oggetto reati in danno agli animali, a partire dal caso del cane Angelo”.
Soddisfazione esprime anche l’Enpa di Bergamo, che, con il commissario straordinario Mirella Bridda, ha seguito passo dopo passo l’intera vicenda, anche prima che l’imputato venisse rinviato a giudizio. “La severità della condanna – conclude Bridda – è un fatto estremamente positivo, ma questo non può cancellare il dolore e l’amarezza che noi tutti proviamo a causa delle terribili sevizie inflitte agli animali. Penso che sia finalmente giunto il momento di prevedere un inasprimento delle pene per i reati in danno agli animali”. In caso di appello, l’Enpa annuncia che sarà presente anche in questa sede.